Nel Lazio sono 2.879 in totale i casi di Covid accertati, di cui 1.529 sono in isolamento domiciliare, 1.169 ricoverati non in terapia intensiva, 181 in terapia intensiva. Sono invece 185 i pazienti deceduti e 369 le persone guarite.
Intanto, la commissione sanità del Consiglio regionale, convocata in videoconferenza, ha fatto oggi il punto sulla situazione con l’assessore Alessio D’Amato. Si è parlato in particolare della programmazione dei tamponi, dei test sierologici, della distribuzione dei dispositivi di protezione individuale alle strutture ospedaliere e ai medici di famiglia e del sistema di sorveglianza attiva.
“Partiamo dai 1529 pazienti che stiamo curando a domicilio – ha detto D’Amato – per i quali stiamo attivando delle specifiche ‘covid unit’, ce ne saranno 300 in tutta la Regione, per non lasciarli soli. Stiamo consegnando loro i primi 500 kit per la telesorveglianza, attraverso i quali potranno comunicare non solo le rilevazioni della temperatura corporea ma anche l’ossimetria, un dato importante per valutare le condizioni del paziente”.
Tema centrale dell’audizione sono stati i tamponi e i test sierologici: “Abbiamo aumentato la qualità dei tamponi che effettuiamo ogni giorno, aumentando i laboratori dedicati, e siamo arrivati a quota 41.715, di cui oltre 8.000 sul personale sanitario. Dobbiamo coprire integralmente tutti gli operatori a rischio. Sul versante dei test sierologici, come è noto, sono state avviate due sperimentazioni dall’Università di Tor Vergata (sul personale sanitario) e dallo Spallanzani (sulla popolazione di Nerola e Contigliano). Stiamo aspettando la validazione scientifica di questo tipo di analisi, che non dà notizie sulla malattia in sé (per quello serve il tampone), ma sul fatto che il soggetto sia venuto o meno a contatto con il virus e abbia sviluppato gli anticorpi. Quando avremo la conferma scientifica avvieremo una campagna a tappeto su tutto il Lazio, vogliamo arrivare a coprire tutta la popolazione”.
E soprattutto: “I test sierologici, appena avremo la validazione, saranno a carico del servizio sanitario nazionale. Non devono costare neanche un euro ai cittadini”.