
Da un curioso comunicato stampa a doppia firma – Asl e Comitato ristretto dei sindaci – si apprende che sì, a Viterbo i tamponi si possono fare. C’è l’ufficialità. E allora perché non vengono fatti? Per colpa della Regione – si afferma implicitamente nello stesso comunicato – che non ha inserito Viterbo nel circuito dei laboratori autorizzati.
Ma, ci si chiede, nel momento cui nella comunità scientifica sono tutti concordi nel ritenere che i tamponi vadano estesi quantomeno alla cerchia più stretta di ogni contagiato e a tutti gli operatori sanitari, se le cose stanno come dicono la Asl e il Comitato dei sindaci, a questo punto perché non si sollecita la Regione a concedere l’autorizzazione? Perché non prende l’iniziativa la Asl stessa?
Non si venga a dire che non ci sono i soldi: i fondi stavolta li mette il governo, mica la Regione…
Finora a Viterbo i tamponi non sono stati fatti né alle persone più vicine ai contagiati, né agli operatori sanitari: si è scelta la strada di eseguirli solo su chi manifesta sintomi. Non sarebbe allora il caso, visto che le professionalità ci sono, come il comunicato a doppia firma sottolinea, di mettersi al passo con chi invece sta proprio seguendo le indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità? Vedi Veneto, Toscana e da oggi anche Emilia Romagna…
La Asl di Viterbo solleciti insomma la Regione. Faccia presente che qui ci sono i laboratori e le professionalità richieste e non perda tempo. Anche perché non è vero, come affermato nello stesso comunicato di cui sopra, che farli a Viterbo o portarli al Gemelli è la stessa cosa. Non è vero che si perdono solo due ore, a meno che non si voglia dire che a Roma ci vengono portati in l’elicottero.