Sono 150 e non 200 gli studenti dell’Università della Tuscia messi in quarantena. Si tratta di quelli ospitati presso il convitto di via Cardarelli. Al momento non è stata emessa alcuna restrizione per la casa dello studente di San Sisto. La ragazza georgiana di 23 anni risultata positiva al test del Coronavirus alloggiava infatti in via Cardarelli e non a San Sisto come era sembrato in un primo momento. E proprio a via Cardarelli lunedì è stata prelevata da un’ambulanza del 118 e portata allo Spallanzani dove gli stato fatto il tampone, i cui esisti sono arrivati a Viterbo nel tardo pomeriggio di martedì. Aveva chiamato i soccorsi, dopo essersi consultata con il consolato, a causa della febbre alta e del forte malessere che accusava.
Risultato positivo pure un professore ordinario di agraria, anche lui ricoverato allo Spallanzani. Con la ragazza non ha avuto però alcun contatto e dunque va escluso il contagio dall’uno all’altra o viceversa.
La decisione di chiudere la casa dello studente di via Cardarelli, gestita da LazioDisco, ente di emanazione regionale, è stata presa dalla Regione, su indicazione della Asl, per contenere il contagio. Gli studenti non potranno allontanarsi nemmeno per fare la spesa: sarà cura del Disco recapitare loro i pasti. Sono tenuti sotto stretta sorveglianza dalle autorità. Da quanto si è appreso alcuni di loro hanno potuto già parlare telefonicamente anche con i responsabili dell’unità di crisi della Asl, che li hanno rassicurati impartendo loro tutte le indicazioni del caso.
In entrambi i casi si sta cercando di ricostruire i movimenti fatti dai pazienti prima del ricovero, ma non è semplice. Della ragazza si sa che era giunta Viterbo da pochissimi giorni nell’ambito di un progetto di scambi culturali. Precedentemente, era stata nel Nord Italia presso connazionali, ma non a Venezia come era trapelato all’inizio. E’ qui che avrebbe contratto il virus. Non aveva ancora iniziato a frequentare corsi presso l’Unitus per cui i suoi contatti con la popolazione universitaria sarebbero stati ristretti all’ambito della casa dello studente. Ovviamente, seppur in un arco di tempo limitato, potrebbe essere venuta in contatto anche con altre persone, al di là degli studenti ospitati come lei nel convitto. Ma come detto non è e non sarà facile mappare tutti i suoi movimenti.
Il docente invece potrebbe aver contratto il virus durante un incontro accademico a Reggio Calabria. L’ultima sua apparizione al Dafne è stata il 20 febbraio. Successivamente si è ammalato di influenza, che adesso sappiano essere Covid-19. Le sue condizioni non sarebbero preoccupanti. Si sarebbe allarmato per il perdurare della febbre e su consiglio del fratello, che è medico, avrebbe allertato le autorità sanitarie. Anche lui è stato immediatamente portato allo Spallanzani dal 118.
Nel frattempo anche la diocesi di Viterbo ha emanato ieri alcune prescrizioni per limitare i rischi di contagio. I fedeli dovranno evitare di scambiarsi il segno di pace e la comunione sarà distribuita sul palmo della mano e non direttamente in bocca. L’acquasanta alle porte delle chiese è stata tolta mentre i locali di incontro e catechesi dovranno essere mantenuti sempre puliti e i bagni disinfettati frequentemente.