Il presidente della Provincia Nocchi e il sindaco di Viterbo Arena vogliono a tutti i costi trattenere Andrea Bossola alla presidenza di Talete. Ma si sono chiesti se lui, d’ora in avanti alle prese con una delle società più grandi del Paese (la veneta Etra), avrà tempo per continuare ad occuparsi anche di Viterbo? Si sono domandati quali garanzie può fornire un professionista come lui, sì senz’altro molto capace, ma impegnato a 360 gradi a risollevare le sorti di un’azienda molto difficile, se è vero che Etra è gravata da enormi problemi finanziari? Come può, insomma, un presidente virtuale garantire lo stesso impegno per l’azienda idrica viterbese, che, non navigando in buone acque, avrebbe invece bisogno di una presenza, se non costante, almeno assidua? In sua assenza, i suoi compiti di indirizzo e controllo da chi saranno esercitati? E come? E quando?
Dal canto suo, il presidente, professionista serio e affermato, ha già fatto sapere che sì, vuole restare. Eppure, dovrebbe invece porsi anche lui un problema di opportunità, peraltro anche a tutela della sua stessa dignità di manager. Troppe infatti le voci, sicuramente false, sul suo conto, ovvero sul compito che dovrebbe portare a termine a Viterbo. Voci che, se vere, ci preoccuperebbero non poco: la Talete, tanto per capirci, è pubblica e lo deve restare con una gestione trasparente e legale.
Una curiosità: Bossola a Viterbo, da presidente di Talete, percepisce un’indennità annua lorda di 27.540 euro. In Veneto, da direttore generale, secondo quanto si legge sul sito di Etra relativamente ai compensi per tale incarico al 31 dicembre 2017, andrà a guadagnare non meno di 144 mila euro, oltre a altri 30 mila di retribuzione variabile incentivante. Aggiungi a tutto ciò l’auto di servizio e la polizza infortuni e vita stipulata secondo il contratto nazionale di lavoro. Ecco, perché, a fronte di tutto ciò, dovrebbe occuparsi per 27 mila euro appena anche di Talete. Cui prodest? Nocchi e Arena perché non si pongono queste domande?