Dopo le denunce di presunti maltrattamenti verso i detenuti ristretti nell’istituto penitenziario di Viterbo, “nessuna voce – denuncia la Cgil – si è levata da parte dell’amministrazione in difesa del personale. Né il Prap, né il Dap né il ministero della giustizia si sono espressi in merito”. Il sindacato, nel ribadire lo stato di agitazione, annuncia quindi la propria adesione alla manifestazione di tutte le sigle che si terrà venerdì 14.
“Se da un lato la polizia penitenziaria – dice ancora la Cgil – è chiamata ad assolvere i propri doveri istituzionali, nel rispetto della legge e dei regolamenti che disciplinano il servizio e la vita detentiva all’interno dell’istituto, dall’altro ha il diritto di essere tutelata e messa in condizioni di operare, preservandone il benessere e la dignità professionale. Le difficoltà in cui si opera all’interno del carcere, specie quelle relative alla sicurezza, sono state denunciate più volte in vari ambiti territoriali, nonché dalla stessa direzione, e sono note all’amministrazione a tutti i livelli. Non è pensabile che il provveditore non conoscesse il contenuto del documento del Comitato anti-tortura d’Europa e se così fosse sarebbe un fatto di estrema gravità. Per questo, dopo l’incontro per la contrattazione periferica, non abbiamo partecipato all’incontro con il Provveditore regionale di Lazio-Abruzzo-Molise”.
“Chiediamo al capo dipartimento, al provveditore, al direttore generale del personale – conclude la Cgil – di agire concretamente per garantire ai lavoratori e alle lavoratrici condizioni di lavoro sicure e serene, contrastando il fango ingiustamente riversato sulla polizia penitenziaria di Viterbo. Si investa poi sul personale, destinando al Carcere, dai prossimi corsi, unità più giovani che possano incrementarne l’organico e favorire il ricambio generazionale”.