Centinaia di persone al sit-in organizzato dall’opposizione di Civita Castellana (Pd, Rifondazione comunista, Movimento 5 Stelle e Forza Italia) per protestare contro l’aumento delle tariffe dell’acqua votato il 30 dicembre dai sindaci, compreso Caprioli, durante l’assemblea dell’Ato. Ricordiamo che in quattro anni, dal 2020 al 2023, le bollette saranno rincarate del 45 per cento. Al termine della manifestazione sono state contate 321 firme su un documento con cui si chiede che venga rispettata la volontà del Consiglio comunale, che a dicembre scorso aveva impegnato (inutilmente) il sindaco ad opporsi agli aumenti.
Tra i volti noti provenienti da fuori, quello del capogruppo del Pd a Palazzo dei Priori, Luisa Ciambella, e quello di Bengasi Battisti, coordinatore provinciale della lista Per i beni comuni. Ovviamente non sono mancati gli attivisti del comitato Noi non ce la beviamo.
“Vengo da un Comune – ha detto la Ciambella – che ha la maggioranza relativa in Talete. Anche a Viterbo è stato votato un documento che impegnava il sindaco a non avallare nessun tipo di aumento delle tariffe e a verificare che qualsiasi proposta della società fosse suffragata da un piano industriale e da una prospettiva di risanamento vero”. “L’aumento dell’acqua”, secondo la Ciambella, infatti “non è l’unico problema di questa storia”. “C’è un problema – ha specificato – legato al concetto stesso di democrazia. Il problema vero è che abbiamo sindaci di colori diversi che hanno votato la stessa cosa, che si sono impegnati a dire che gli aumenti non c’erano, che possiamo dormire tranquilli. E invece non è così: si parla addirittura di un piano di assunzioni per una società in condizioni di disastro più totale: non hanno controllo della bollettazione, di chi paga e non paga; hanno una situazione rispetto a servizi affidati al limite della legittimità. Noi dobbiamo pretendere che i nostri amministratori si assumano le proprie responsabilità. In un prossimo Consiglio comunale, a Viterbo, porterò la richiesta di revocare il voto espresso dal sindaco Arena”.
Per Simone Brunelli (Pd) ci troviamo di fronte a un provvedimento inaccettabile, che non tiene conto delle difficoltà economiche in cui si trovano tante famiglie”. “Il sindaco – ha aggiunto – ha agito da contabile e non da politico, contravvenendo a quanto deciso dal Consiglio comunale”. Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Parroccini (Forza Italia), secondo il quale “l’aspetto più grave è che il sindaco abbia disatteso il voto del Consiglio comunale, che si era espresso all’unanimità contro gli aumenti. Caprioli – ha detto Parroccini – ha votato contro la volontà popolare”. Per Yuri Cavalieri di Rifondazione comunista tutta la giunta è responsabile di quello che è successo: “Hanno cercato di dare la responsabilità dell’aumento delle tariffe solo al sindaco, ma non è così. La colpa è anche della Lega e Fratelli d’Italia. Parliamo della stessa destra che governa Tarquinia e Viterbo”.
“Siamo alle solite – è stato invece il commento del consigliere Maurizio Selli del M5S -. Anche stavolta vogliono giustificare gli aumenti con improbabili piani di salvataggio della Talete. Invece non si capisce assolutamente quale sia la strategia commerciale e industriale della società. Assurdo che il sindaco abbia votato l’esatto contrario di quanto si era impegnato a fare una settimana prima in Consiglio comunale”.