Per contenere il proliferare dei piccioni il Comune di Orte passa alle vie di fatto. Nelle zone di campagna gli si potrà sparare. Lo prevede una delibera di giunta che prevede anche l’impiego di gabbie trappola in città.
Dicevamo il fucile. E’ concesso in ambito rurale, deve essere di calibro non superiore a 12 o può essere usato in prossimità di colture passibili di danneggiamento: allevamenti, magazzini, siti industriali e più in generale nelle pertinenze di edifici e fabbricati produttivi. L’uso delle armi da fuoco è permesso solo agli agenti della polizia provinciale addetti al servizio venatorio, eventualmente aiutati dai proprietari dei terreni, nel caso in cui dispongano di una regolare licenza di caccia.
Contro il provvedimento si schiera il Pd: “Quando anche la contraerea affidata ai falchi si è arresa, ecco arrivare la svolta improvvisa. Sembra infatti che, grazie ad un studio minuzioso del nemico e l’ausilio delle più sofisticate tecnologie, la mossa finale sia stata partorita: l’utilizzo del piombo e dello schioppo. Ad oggi non ci è dato sapere se Giuliani e compagnia si libereranno dei piccioni, sappiamo però di voler fortemente liberarci noi da questa amministrazione di dilettanti allo sbaraglio”.
La Lipu invece parla di una “brutta storia che si ripete”. L’associazione ricorda poi che “le amministrazioni comunali non hanno alcuna competenza in ambito venatorio. Il piano provinciale per il controllo del colombo aveva decorrenza quinquennale (2015-2019) e quindi, supponiamo, sia terminato. Lo stesso piano prevedeva e raccomandava ‘metodi ecologici’ per l’approccio alla risoluzione o al contenimento della problematica. Noi siamo disponibili a collaborare, a dare suggerimenti e consigliare metodologie. Il ricorso a metodologie estemporanee, non testate e inefficaci è infatti solo un palliativo”.