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Home » Politica » Servizi sanitari di emergenza ai volontari: perderanno il posto 170 lavoratori

Servizi sanitari di emergenza ai volontari: perderanno il posto 170 lavoratori

10 Gennaio 2020

La Regione Lazio affiderà una parte dei servizi sanitari di emergenza (in capo ad Ares 118) alle associazioni di volontariato. Rischiano di perdere il posto 170 lavoratori tra Viterbo e Rieti. Il numero, in tutte e cinque le province, sale a 700. Alla base della decisione una recente sentenza della Corte di giustizia europea, che tra le possibilità di risparmio, per le Regioni in crisi, prevede l’affidamento alle associazioni di volontariato dei servizi di emergenza-urgenza 118 su strada. In questo modo si punta a ridurre, o addirittura azzerare, i costi del servizio. Contro questo scenario che metterà sul lastrico centinaia di famiglie è stata indetta una manifestazione per il 15 a Roma in piazza Oderico da Pordenone (inizio ore 9.30).

“Dopo la lotteria Italia ecco la lotteria dell’Ares 118 – commentano i lavoratori -. Come nel gioco dell’oca torniamo al punto di partenza: ci mettono fuori dal lavoro e fuori dal gioco della vita. E’ sulla pelle di giovani professionisti, di famiglie appena formate, di figli appena nati, o nei primi anni di vita, di mutui da pagare e case prese in affitto, che ancora una volta l’Ares Lazio e la politica regionale giocano la partita delle garanzie economiche necessarie per far quadrare i bilanci. L’ennesimo bluff offerto su un piatto d’argento. L’opportunità di rilanciare il ruolo del volontariato precarizzando l’ormai esangue panorama delle possibilità di lavoro offerte da questa Regione, e dall’Italia, è una sentenza della Corte di giustizia europea. Una palla colta al balzo per scaricare sui più deboli, i lavoratori mai garantiti, i costi dei disservizi di altri settori della sanità. Ed è così che si torna ad impoverire e si fanno regredire sia il sistema dell’emergenza 118 su strada, sia la stabilità dei cittadini che lavorano da decenni in questa settore della sanità pubblica. La palla colta al balzo, dicevamo, è una sentenza della Corte di giustizia europea, che annovera tra le possibilità di risparmio l’affidamento alle associazioni di volontariato dei servizi di emergenza-urgenza 118 su strada. Una possibilità che viene data per ridurre, quando non azzerare, i costi del servizio. Ma qui da noi sarà poi vero? Questo lo sapremo solo al termine dei tre anni di affidamento in convenzione alle associazioni iscritte all’albo regionale che potranno partecipare al bando”.
Certo è che con questa operazione il 50% dei dipendenti del settore dell’emergenza su strada – medici, infermieri, autisti soccorritori e barellieri – andranno a casa.
“Noi lavoratori del Reatino e del Viterbese – dicono i diretti interessati – siamo stanchi e non tollereremo ancora una volta quello che è uno sfacciato baratto politico, ceduto al sistema del volontariato laziale per fini del tutto evidenti. Non smetteremo di gridare che con questa delibera si stanno smantellando 170 posti di lavoro tra Rieti e Viterbo e 700 nell’intera Regione Lazio. I lavoratori ridotti a carne da macello senza che i sindacati più attivi nelle retrovie dei contratti di lavoro abbiano opposto una reale strategia politica alle inaccettabili determinazioni assunte dall’Ares Lazio con la delibera n. 365 del 30 dicembre del 2019”.
Saranno 116 i lotti, disseminati su tutto il territorio regionale, dove il servizio dovrà essere esperito con un 50% di personale volontario, dunque senza alcuno stipendio o trattamento pensionistico, ai quali misericordie e pubbliche assistenze dovranno solo garantire una assicurazione sanitaria contro infortuni e malattie o danni arrecati a terzi. L’altro 50% di personale sarà assunto a termine, fino a scadenza della convezione.
“I più fortunati – commentano i lavoratori – vinceranno la partita dell’assunzione a termine, gli altri dovranno andare a casa, perché è certo che l’Ares accetterà le offerte di quelle misericordie i cui elenchi di volontari sono già ‘formati’. Poco importa se i volontari sono anche lavoratori dipendenti, incompatibili per legge con le prestazioni rese contemporaneamente all’Ares ed al Servizio sanitario nazionale. L’importante è che la barca va, che il carrozzone elettorale veleggi verso nuovi lidi. Si fanno rotolare giù dalla scarpata 700 posti di lavoro, ma la cosa non sembra interessare nessuno”.

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