Dal 2015 (quando è stata istituita) a oggi la tassa di soggiorno ha fruttato un milione di euro. Non solo. Si stima che nei prossimi quattro-cinque anni, in seguito all’aumento disposto a fine 2018 dalla giunta Arena, arriveranno nelle casse del Comune altri due milioni.
Soldi freschi che per legge dovrebbero essere destinati al turismo (compreso il recupero e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali) e che invece, secondo gli operatori, che hanno al riguardo inviato una lettera con decine di firme a Palazzo dei Priori, “vengono dispersi in tanti piccoli ruscelli che si seccano a poca distanza dalla sorgente, senza portare linfa vitale a nessuno”.
“In altre parole – dicono gli albergatori e i titolari delle altre strutture ricettive – le nuove risorse, anziché creare nuove opportunità sembra che abbiano creato nuovi bisogni. Il rischio che questa situazione si cronicizzi è reale e quindi qualcosa deve cambiare”.
Nella lettera inviata al Comune si propone l’istituzione di una Consulta sul turismo, “che consenta agli aventi diritto la possibilità di dare un contributo fattivo al processo decisionale. Questo istituto è già presente in molti Comuni italiani e, grazie al sostegno di alcuni consiglieri comunali, questa e le altre istanze presenti nel documento, potranno essere discusse nella massima trasparenza e nel luogo ad esso deputato, ossia in un prossimo Consiglio comunale. L’attuale amministrazione – dicono gli operatori – ha la grande opportunità di dimostrare la propria lungimiranza politica favorendo l’attuazione di qualcosa che sarà inevitabilmente realizzato, se non da loro, dai loro successori”.
“L’evoluzione turistica di Viterbo deve passare – secondo gli operatoti – anche tramite un bando pluriennale, che affidi a una agenzia qualificata la valutazione, lo sviluppo e l’applicazione di tutte le azioni necessarie per l’ottimizzatone delle risorse esistenti”.
Si propone quindi di affidare la redazione di un piano di marketing ad un soggetto specializzato; di creare “un brand efficace, che identifichi Viterbo in modo univoco proponendo un marchio identitario che contenga la storia, il territorio e la sua vocazione turistica. Un brand che sia di grande appeal, di immediata comprensione e funzionale su tutte le piattaforme di comunicazione”. E ancora: “Va individuata la tipologia di turismo a cui ci si vuole proporre, tenendo in considerazione le attuali e pianificabili capacità ricettive e in funzione della collocazione turistica a livello nazionale ed internazionale più adatta per Viterbo e il suo territorio”. Quindi si arriva all’ufficio turistico, “che va affidato tramite bando. Dotato di adeguati strumenti e risorse, che, oltre ad essere la porta d’ingresso fisica dei turisti in città, divenga anche quella virtuale e assicuri un qualificato sviluppo e gestione delle risorse, ad esempio implementando il sito istituzionale (Visit Viterbo)”.