Dopo l’assemblea dei soci di Talete andata deserta, il Codacons ha trasmesso nei giorni scorsi un esposto a Regione, Arera e Procura. Sotto accusa, oltre alla gestione della società, i Comuni soci, ovvero i sindaci. “Vogliamo sapere – spiega l’associazione – quali obiettivi si nascondano questi comportamenti dei sindaci. Non permettiamo di speculare sulla pelle dei cittadini”.
Il Codacons chiede in questo modo il commissariamento di Talete e la ripubblicizzazione dell’acqua: “La società – recita l’esposto – è in totale dissesto con ricadute che pagano tutti i cittadini. Continui sono infatti i disservizi: dagli errori nella fatturazione delle bollette alle difficoltà nel contattare la società, ai distacchi non dovuti, ai continui aumenti di tariffe. Ne consegue che la scelta di commissariare i Comuni non ancora aderenti al gestore unico è uno sfregio alla volontà popolare espressa nel 2011 col referendum sull’acqua pubblica e alla legge regionale di iniziativa popolare, la 5/2014, che giace nell’oblio”.
L’associazione nell’esposto parla inoltre dello “stanziamento avvenuto tra il 2016 ed il 2018 di 15 milioni di euro in favore della Talete per sostenere i costi di esercizio dei dearsenificatori con evidente disparità di trattamento di quei Comuni che gestiscono in proprio il servizio idrico e non hanno dunque ottenuto tale beneficio economico)”. Infine, fa presente che l’eventuale entrata dei privati determinerebbe “un incremento tariffario per soddisfare le esigenze di profitti che con finanziamenti richiesti alle banche, saranno sempre pagati dai cittadini”.