
Allora: il centrodestra non ottiene la maggioranza in Provincia. I roboanti annunci della vigilia fatti dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Alessandro Romoli, non sono serviti a nulla. Una beffa causata dalla decisione di Fratelli d’Italia di dar vita a una seconda lista. I voti si sono dispersi e non sono scattati i seggi sperati. Sembra che i Rotelli’s boys abbiano deciso di fare così in accordo con Enrico Panunzi. Con l’intento cioè di andare in soccorso del presidente Pietro Nocchi per garantire, in cambio di laute soddisfazioni di altra natura, la governabilità dell’ente. Hanno sbagliato i conti.
Ma in ogni caso non sono loro, che due seggi li hanno comunque ottenuti, i perdenti di questa partita. Il più sconfitto di tutti è Alessandro Romoli. Non sembra, dato che il risultato del suo partito è andato oltre ogni più rosea aspettativa. Eppure è così. Sconfitto nell’immagine, s’intende. Ogni giorno andava ripetendo che il centrodestra avrebbe vinto e avrebbe reso impossibile la vita a Nocchi fino al punto da farlo dimettere. La gente ha visto, ha ascoltato e di sicuro di questo rampante sindaco di Bassano in Teverina, che sognava di fare l’assessore e un giorno anche il presidente, serberà un ricordo non proprio edificante. La comunicazione è fatta così: te ne servi, ma poi se sbagli ti travolge. E Romoli, seppur si viva in un’epoca in cui si tende a dimenticare con facilità, ormai presso l’opinione pubblica ha una credibilità pari a zero. Potrà pure continuare a inciuciare come ha fatto fino a oggi. Sarà pure protagonista di altre capriole uguali a quelle a cui ci ha abituato. Da ciò potrà anche ricavare benefici, ma il marchio dell’inaffidabilità e della miopia non glielo leva nessuno. Auguri. Visto che è ancora giovane, chi gli vuole bene potrebbe consigliargli di mettersi a studiare e di trovarsi prima o poi un lavoro serio.
Sconfitto come Romoli, e forse anche di più, un altro rampante protagonista di questa decadente politica viterbese. Giacomo Barelli. L’avvocato di Caffeina ha fatto le carte false per entrare a Palazzo Gentili. Ma ha sbagliato a non mettersi le mutande di ferro. Ha portato in dote a Tuscia democratica tre voti pesanti del capoluogo: il suo, quello di Erbetti e quello di Purchiaroni, oltre ad altri più leggeri del Comune di Vasanello dove la moglie fa l’assessore in una giunta di destra. Eppure l’hanno trombato.
Non potrà vendere cara la pelle come sperava. Non potrà inciuciare da destra a sinistra con quel camaleontico trasformismo che lo caratterizza da quanto è salito sulla scena. Gli resta il palcoscenico del Comune, ma quello della Provincia no. Sedotto e abbandonato, come solo agli ambiziosi oltre misura capita, se ne deve stare a cuccia. Certo, conoscendolo, continuerà ad abbaiare, a mostrerà i denti, a sproloquiare di tutto e di più fino a quando qualcuno (che come si è visto non è Arena) non lo ricompenserà di egual moneta. Continuerà ad agitarsi, sempre pronto a fare la morale agli altri senza rendersi conto delle stupidaggini che racconta, ma poco importa. La gente ha imparato a conoscere anche lui.