Bilancio approvato e aula trasformata in bettola. Si può riassumere così quanto è accaduto ieri in Provincia a cinque giorni dal rinnovo del Consiglio.
Tecnicamente il bilancio è stato varato in due fasi. La prima lunedì, con i soli voti della maggioranza. La seconda ieri pomeriggio, sempre con i soli voti del centrosinistra. Le due sessioni sono previste dalla legge Delrio per consentire, tra l’una e l’altra, la presentazione di eventuali emendamenti dell’assemblea dei sindaci, che infatti si è riunita ieri mattina prima della seconda e ultima alzata di mano.
Emendamenti nel nostro caso non ne sono stati però presentati. Il centrodestra infatti, coerentemente con la posizione assunta da tempo, seconda la quale sarebbe una grossa scorrettezza istituzionale approvare un bilancio a pochi giorni dal cambio degli equilibri politici (la maggioranza passerà dal centrosinistra al centrodestra), ha tentato fino all’ultimo di far saltare il banco. Non c’è stato nulla da fare. Non sono servite le proteste dei pochi sindaci presenti nell’assemblea di ieri mattina, così come è stata rigettata dal segretario generale la teoria secondo la quale la riunione non era valida poiché rappresentativa, proprio sulla base dei sindaci presenti, di poco più del 30% della popolazione. “E’ tutto pienamente legittimo sul piano normativo – è stata la replica – e oltretutto il parere dell’assemblea dei sindaci è sì obbligatorio, ma non vincolante”.
Fin qui la cronaca dei fatti. A livello politico si registra invece una forte frattura istituzionale. L’esatto contrario delle finalità della legge Delrio, studiata per arrivare ad una sintesi sulle cose da fare indipendentemente dal colore di chi sta in maggioranza e all’opposizione.
Anche in ciò Viterbo costituisce dunque un’eccezione, che la dice lunga sul livello a cui è arrivata la politica locale. Non è un caso se il bilancio giunge al termine di un anno in cui centrosinistra a trazione Panunzi e ambienti di centrodestra (FI e FdI) hanno fatto di tutto per offrire all’opinione pubblica uno spettacolo il più indegno possibile. Prima, nonostante il veto della Lega, si sono messi d’accordo per governare insieme, con tanto di spartizione di assessorati da dare a Romoli e Grancini, tutti e due in cerca di lavoro. Poi, dopo le elezioni, di fronte al successo del Carroccio, consapevoli di essere stati messi con le spalle al muro da Fusco & C., si è assistito alla marcia indietro di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che, come se nulla fosse, hanno cominciato a sparare contro coloro (il Pd panunziano) con cui avevano inciuciato fino al giorno prima.
In questa vergognoso mercato delle vacche si è distinto il sindaco di Bassano in Teverina, Alessandro Romoli. Rieletto per la terza volta grazie a un accordo con Panunzi sottoscritto mentre inciuciavano su Talete e Provincia, ha cominciato a mettere in croce Nocchi, rasentando il ridicolo. Come ridicolo è stato però Nocchi, attaccato fino all’ultimo alla poltrona.
Due giovani, Nocchi e Romoli. Ma solo per l’anagrafe. Nei modi si sono dimostrati vecchi. Figli della peggiore politica che c’è in circolazione. Un ente come la Provincia non può essere gestito così. Viterbo si merita di più.