di Luisa Ciambella*
Caro sindaco, nella prima seduta di insediamento della sua amministrazione si è impegnato ad osservare lealmente la Costituzione italiana. Che nella XII disposizione transitoria e finale riconosce il reato di “apologia del fascismo”.
CasaPound, a cui lei ha accordato l’utilizzo della Sala Regia, è un movimento politico nato nel 2008 di estrema destra e di matrice neofascista e populista. A livello locale e nazionale non si è certo distinto per metodi democratici e azioni positive.
La scorsa settimana è intervenuto in commissione, dove non le capita troppo spesso di venire, per dimostrare l’importanza della mozione che chiede di riconoscere la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre. In quella sede, sottolineando il grave momento storico che viviamo, ha anche chiesto di fare presto. Il grave momento storico che viviamo è dimostrato dal fatto che una donna come la Segre deve vivere sotto scorta per le minacce di chi si fregia di essere fascista. Per comportamenti come quello del consigliere comunale di Trieste che si sente offeso perché la Segre ha affermato che Gesù era ebreo, per quello di CasaPound che ad Aosta non ha votato lo stesso riconoscimento che lei vuole conferire alla sopravvissuta alla Shoa. Gli esempi potrebbero essere infiniti, è facilissimo trovare nella nostra società segni forti e preoccupanti del tentativo di calpestare quei valori antifascisti frutto dell’oppressione che il nostro popolo ha conosciuto e da cui evidentemente non ha sviluppato sufficienti anticorpi per poterne risultare indenne. Mi sarei aspettata che almeno questa volta davanti a valori di questo tipo avesse resistito alla tentazione del politicamente corretto, della finta equidistanza, del “ma anche”.
Leggendo le sue dichiarazioni ho capito che come al solito, nel momento in cui deve scegliere, lei sceglie di non scegliere. Tutti sullo stesso livello perché lei è il sindaco di tutti. Caro sindaco, lei deve essere leale alla Costituzione italiana e per questo avrebbe dovuto scegliere diversamente. Avrebbe dovuto evitare con questo gesto di legittimare tutto ciò che oggi porta Liliana Segre a vivere come vive. Sotto scorta, controllata a vista per quello che rappresenta nell’affermazione dei diritti umani e per il fatto che fisicamente può dimostrare di essere sopravvissuta al fascismo che è esistito. La vera legittimazione a quel mondo che non rispetta la storia e i valori su cui il nostro Paese e l’Europa si fondano l’ha data lei, oggi. Prima poteva essere una “svista” degli uffici che nella loro routine potevano aver raccolto la richiesta di CasaPound. Oggi lei ha legittimato quell’atteggiamento indistinto che tende a porre tutti sullo stesso piano. Tutti uguali.
No sindaco, nel rispetto della nostra carta fondamentale e dei diritti umani non siamo tutti uguali.
Rifletta, quindi, e per una volta agisca.
*capogruppo Pd Comune di Viterbo