Nonostante il traino di Zingaretti e il Pd al governo a Viterbo il tesseramento 2019 del Pd arretra. Basta vedere l’affluenza alle urne nei centri significativi della provincia: da Civita Castellana a Viterbo, da Viterbo a Vignanello, da Vignanello a tutti gli centri. Ovunque è molto bassa: la metà di quella per il segretario regionale e per il segretario nazionale. Si delinea un mezzo Pd senza prospettiva e futuro, arroccato, che riproduce la nostalgia del passato unita all’arroganza degli ultimi scampoli di potere. Con le sardine in piazza e la destra alle porte la politica del “che te serve” produrrà pure qualche preferenza, ma uccide qui in terra di Tuscia le prospettive dell’alternativa. La scomparsa del simbolo alle elezioni provinciali, l’incapacità di allargare con una lista civica degna di questo nome e innesti di transfuga buoni per ogni stagione non produrranno che ulteriore scoramento tra gli elettori della Tuscia che non sono di certo sottoposti alle sollecitazioni degli amministratori. Non c’è un programma, manca una visione che vada al di là della pacca sulle spalle e del “ci penso io” buono per la buca sotto casa o poco più. Mutismo da parte di questo Pd sulla gestione dell’acqua pubblica e sul suo futuro, sulla vergogna di una sanità che relega Viterbo all’ultimo posto tra le province italiane, per non parlare del completamento degli ospedali, del trasporto pubblico inesistente e del diritto allo studio messo in discussione o dell’ambiente sotto costante attacco. Questo Pds crepuscolare rinnega la sua vocazione, rinuncia ad essere la voce degli ultimi per gestire gli ultimi giorni di un potere in asfissia. Questa politica purtroppo non fa bene alla Tuscia e fa male al Pd e al centrosinistra, locale, regionale e nazionale.