Spettacolo funebre, quello andato in scena al Consiglio comunale, convocato per discutere della raccolta e della gestione dei rifiuti, del nuovo appalto, cioè, che il Comune, con notevole ritardo sulla tabella di marcia, prima o poi dovrà espletare. Tra urla e chiacchiere da osteria, l’assise si è conclusa con un nulla di fatto. Morta e sepolta prima di entrare nel vivo. Pochi hanno potuto argomentare le proprie valutazioni sull’argomento e al dirigente Eugenio Monaco è stato impedito di spiegare tecnicamente i passaggi ancora da compiere prima dell’affidamento del nuovo servizio.
Che questo Consiglio comunale, tra novizi e personaggi in cerca d’autore (in tutti i sensi), non sia popolato di menti eccelse ormai l’hanno capito tutti. Pure le pietre. Ma quanto accaduto va oltre, diventando la dimostrazione, non solo della mancanza di preparazione e capacità della gran parte dei consiglieri, ma anche della totale assenza, in alcuni di loro, delle più elementari doti caratteriali che normalmente distinguono gli uomini dalle bestie.
Senza fare troppi giri di parole, va detto subito che i disordini a cui si è assistito hanno il nome e il cognome di Giacomo Barelli e a seguire di Alvaro Ricci. Il primo, come al solito, parla a ripetizione, impedisce agli altri di esprimersi, si agita, non sta al suo posto, urla e copre la voce di chiunque osi esporre le proprie idee. Ci sarebbe da scomodare Freud per spiegare un atteggiamento così, ma la politica non può chiedere aiuto alla psicanalisi e dunque Barelli (come quegli scolaretti esagitati che in classe impediscono di fare lezione a tutti gli altri) non ha alcuna giustificazione. Monaco, impossibilitato ad illustrare la parte tecnica della questione, si è alzato e ha abbandonato l’aula. Da qui una reazione del sindaco che ha inveito contro Barelli e questi che continuava a urlare sul nulla come un indemoniato. Raccontano le cronache della giornata che la lite è continuata anche davanti all’ufficio di Arena, che ad un certo punto ha chiamato i vigili urbani perché si sarebbe visto Barelli andargli sotto con fare minaccioso. In un primo momento, il sindaco ha detto che lo avrebbe denunciato. Vedremo se sarà così.
Meno esagitato, ma ugualmente inconcludente, petulante e fastidioso l’ex assessore Alvaro Ricci. Forse rosica per il fatto di non trovarsi più tra i banchi della giunta. Fatto sta che di fronte a tutto ciò, come ha detto il presidente del Consiglio, Stefano Evangelista, non restava che mettere fine al “pietoso spettacolo”.
Può la politica ridursi a questi livelli? Al di là degli schieramenti e del colore di ognuno, si può tollerare un così basso senso delle istituzioni? La risposta è no. In un consesso fatto di gente mediamente normale uno come Barelli verrebbe emarginato e isolato, ma questo al Consiglio comunale di Viterbo non accadrà. Perché purtroppo di persone che, pur non avendone i tratti comportamentali, con Barelli condividono la stessa psicologia ce ne sono tante. In tutti gli schieramenti. Il dramma eccolo qua. Il dramma è che, di fronte all’impossibilità di produrre anticorpi per proteggersi da questi virus, l’organismo pubblico si deperisce sempre di più. Fino al punto di essere schifato dai tanti che, fuori da lì, osservano stupefatti queste cose. Ecco perché la politica e i politici, a Viterbo più che altrove, hanno ormai una credibilità pari a zero.
In sintesi, osservando Barelli potete scorgere tra le sue sembianze il gran becchino della politica viterbese.