Due liste di centrodestra e due di centrosinistra alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale a metà dicembre. Giochi fatti. Almeno per il momento. Al di là della vittoria scontata di Lega & C., che in ogni caso saranno costretti a governare insieme a un presidente del Pd (il sindaco di Capranica Pietro Nocchi), si tratterà di capire quale sarà la ripartizione dei seggi. Nulla è scontato.
Nel centrodestra c’è curiosità sul risultato di Fratelli d’Italia, che sperano di eleggere due consiglieri. Questo è il motivo per cui hanno rinunciato a correre con Lega, Forza Italia e Fondazione. Di sicuro, però, nonostante la campagna acquisti di questi ultimi mesi, non sarà semplice per Rotelli & C. sottrarre consensi al Carroccio, che, sulla carta, potrebbe portare a casa sette eletti, lasciando l’onore di tenere alto il vessillo di Tuscia tricolore al solo Gianluca Grancini. Tutto ciò oltretutto avverrebbe anche a discapito di Forza Italia. E’ evidente così che il test elettorale in queste condizioni è fondamentale per la definizione degli equilibri all’interno della coalizione anche in chiave Comune di Viterbo, ma non solo.
Nel centrosinistra balza agli occhi l’assenza della lista del Pd, i cui rappresentanti, evidentemente per limitare i danni, sono confluiti in Tuscia democratica. Parliamo, in verità, del mezzo Pd che fa riferimento al consigliere regionale Enrico Panunzi. L’altra metà, quella moderata, popolare e riformista, come si sa è stata lasciata fuori dai giochi. La rinuncia al simbolo non è sicuramente un bel segnale, così come, per i candidati più importanti del partito, si profila una battaglia all’ultimo voto per entrare nella rosa dei tre probabili eletti. Non ci sono infatti posti sicuri per nessuno, ad accezione di Maurizio Palozzi. Dal sindaco di Canino Lina Novelli al collega di Caprarola Eugenio Stelliferi, dall’assessore di Vetralla Carlo Postiglioni al consigliere comunale di Viterbo Lina Delle Monache, partono tutti con una grande incognita, sapendo che solo un paio di loro potranno sedersi nel nuovo parlamentino di Palazzo Gentili. Da notare che all’interno della lista ambiscono ad essere eletti anche il sindaco di Ronciglione, Mario Mengoni, e Giacomo Barelli.
Una lista, quella di Tuscia democratica, inzeppata di candidati alieni, individuati accuratamente con la speranza di evitare la disfatta. Alieni nel senso di estranei al dna del Partito democratico. Basti pensare a Mengoni (sinistra radicale) che fa il sindaco anche con l’appoggio di Casapound e Forza Italia; a Giacomo Barelli, che ha una moglie assessore nella giunta di centrodestra di Vasanello, e che spera di riuscire a farsi votare da Fabrizio Purchiaroni che proviene da Forza Italia; o all’assessore di Nepi Giulia Perugini, per far posto alla quale, lei proveniente dalla giunta di centrodestra del sindaco Franco Vita, è stato sacrificato un pezzo da novanta del Pd nepesino, l’ex sindaco Pietro Soldatelli. La Perugini tra l’altro ha un padre che lavora alla Asl e chissà… forse non si tratta di una circostanza secondaria.
Infine, per il centrosinistra troviamo la lista Per i beni comuni, con Bengasi Battisti e il consigliere provinciale uscente Fabio Valentini di Montalto di Castro. Una lista che, incurante delle logiche di potere, punta tutto su un programma molto più affine ai valori della sinistra di quanto non lo sia, almeno a prima vista, Tuscia democratica. Acqua pubblica e ambiente i cavalli di battaglia di questa formazione, che non è escluso si riveli la vera sorpresa di questa tornata.