Approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Viterbo un ordine del giorno con il quale si impegna l’amministrazione “a sostenere la gestione pubblica dell’acqua”, attivandosi presso la Regione Lazio “affinché venga applicata la legge 4 aprile 2014 n. 5”.
A farsi promotrice dell’iniziativa è stato il capogruppo del Pd, Luisa Ciambella, da mesi in prima linea nel chiedere a Palazzo dei Priori (così come a tutti gli altri enti coinvolti, a cominciare dalla Provincia) una posizione chiara e inequivocabile sulle note vicende di Talete. Un’operazione verità, insomma, quella rivendicata dall’ex vice sindaco di Viterbo, sui conti del gestore del servizio idrico; sull’incredibile accumulo di debiti avvenuto negli ultimi quattro anni; e sull’aumento delle bollette, giustificato a fine 2018 come conditio sine qua non per ottenere un finanziamento da Arera mai arrivato.
Che il Consiglio abbia votato all’unanimità può sembrare una notizia, e in parte lo è, ma va detto che l’ordine giorno, rispetto al testo presentato dalla Ciambella, è stato depurato di un punto fondamentale: quello riguardante le responsabilità della politica sul dissesto di Talete. Riferimento alla lievitazione del debito ad oltre 35 milioni di euro in quattro anni, con morosità cresciuta da 11 a 30 milioni; alla due diligence promossa nel 2015 dall’allora presidente Stefano Bonori e accantonata da chi è venuto dopo; e al progetto Parca, presentato dallo stesso Bonori e ugualmente accantonato, che avrebbe permesso di risanare i bilanci con 4 milioni e mezzo di euro, mentre ora ne servono quasi 40.
Il punto in questione è stato depennato per volontà della destra e della sinistra, guarda caso gli stessi ambiti politici che hanno espresso i nuovi Consigli di amministrazione, votando a fine 2018 l’aumento delle bollette senza risolvere assolutamente nulla. “Nel 2016 – aveva scritto la Ciambella nel testo originario – la società si poteva ancora salvare, negli ultimi tre anni la situazione è molto peggiorata, vorremmo capire il perché”. Il punto è stato depennato.
Nell’ordine del giorno, come proposto dalla Ciambella, si parla comunque dell'”dei dearsenificatori”, a fronte dei quali “non sempre viene erogata acqua depurata”; si propone quindi una riflessione sui costi “non solo di installazione” di tali impianti, ma anche su quelli “di manutenzione che risultano essere esorbitanti”. “Tra l’altro – ha fatto notare il capogruppo del Pd – sembra che non si riesca a predisporre gare pubbliche da tempo, nonostante il valore economico molto importante, per assegnarne la manutenzione”.
Nel documento si pone anche l’attenzione sull'”arrivo dell’ultimo blocco di bollette, che sta generando situazioni al limite della civiltà con file interminabili presso gli uffici della società”, a fronte di “errori anche grossolani che generano confusione e preoccupazione”; si parla della presunta “gestione non oculata della società con assunzioni forse inopportune e con acquisti di software di cui abbiamo chiesto gli atti per poterne verificare i costi”; e non si manca di sottolineare “le preoccupanti affermazioni del vice presidente Fraticelli durante una audizione quando ha parlato dell’istituzione di una commissione di verifica interna all’azienda per approfondire una serie di aumenti stipendiali che sembrerebbero non giustificati”.
L’ordine del giorno impegna dunque il Comune a farsi promotore dell’istituzione immediata “di un tavolo politico fatto di sindaci e
amministratori per affrontare il problema in tempi utili prima che sia troppo tardi”; a “votare contro qualsiasi possibilità di entrata di soggetti privati”; a “votare contro anche all’eventualità di cessione a soggetti privati di qualsiasi servizio inerente la gestione idrica”; ad “attivarsi affinché la Regione intervenga con contributi per sostenere il nostro Ato”; ad “attivarsi presso Arera o presso qualsiasi soggetto utile affinché venga erogato in tempi brevissimi e certi il mutuo perequativo di 35 milioni, che doveva essere stato già concesso dopo l’aumento tariffario effettuato da gennaio 2019, di cui a tutt’oggi non vi è traccia”; e ad “attivarsi in ogni sede opportuna e con ogni mezzo affinché Talete venga trasformata da soggetto di diritto privato a soggetti di diritto pubblico, come da volontà popolare espressa con circa 26 milioni di voti nel referendum del 2011”.