L’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico, tramite gli avvocati Rosalia Pacifico (Cagliari) e Tommaso Raccuglia (Roma), ha trasposto davanti al Tar del Lazio il ricorso straordinario al presidente della Repubblica presentato ad agosto contro l’impianto fotovoltaico a Pian di Vico a Tuscania. E’ inoltre intervenuta a fianco del ministero dei beni culturali contro la determinazione n. 98135 del 6 febbraio 2019 (e la successiva autorizzazione unica) “con la quale la Regione Lazio, disattendendo i pareri negativi espressi dalla competente Soprintendenza, ha concluso positivamente la procedura di valutazione di impatto ambientale per il progetto” in oggetto, che prevede “la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 mwp connesso alla rtn”.
Ne dà notizia la stessa associazione, che ritiene il progetto “uno scempio ambientale annunciato”, dato che “quasi 250 ettari di terreni agricoli e formazioni boscose perderebbero le loro caratteristiche ambientali, paesaggistiche, socio-economiche per diventare una distesa di pannelli fotovoltaici di dubbia utilità”.
Questa iniziativa, fa notare il Gruppo d’intervento giuridico, purtroppo non è l’unica: “Saranno infatti presentati per la procedura di valutazione di impatto ambientale altri dieci progetti analoghi, mentre a breve sembra che verrà richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale anche per altri tre impianti di produzione energetica da fonte fotovoltaica nei comuni di Tuscania (Poggio della Ginestra), Tarquinia (Casalone) e Viterbo (Castel d’Asso)”.
“Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati – commenta l’associazione – stravolti dalla speculazione energetica, senza che venga eliminata nemmeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili. La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali”.
Nel frattempo sul progetto di Piano di Vico è sceso sul piede di guerra anche il ministero per i beni culturali, che, oltre ad aver proposto ricorso davanti al Tar Lazio, ha presentato opposizione davanti al Consiglio dei ministri, che tuttavia ancora non si è pronunciato. Secondo la Soprintendenza, l’impatto ambientale sul paesaggio sarebbe infatti pesantissimo.