E comunque la saga Arena versus Contardo non appassiona i cittadini, che, a giudicare dai commenti che si ascoltano, appaiono molto stanchi e annoiati. “A pochi giorni dal periodo più importante per il commercio – si legge in proposito in un post di Viterbo Centro Storico Chiuso – non appassiona la saga politica che vede una città sempre più allo sbando e la politica sempre alle prese con le poltrone da riempire. Il centro di questa città e tutti gli operatori si aspettano risposte concrete. Se avete amore per questa città provate a fare gli assessori gratis, ma soprattutto provate (se ci riuscite) a dare risposte”.
Giusto. Va detto però che non solo il centro si aspetta risposte concrete. Nella stessa situazione c’è tutta Viterbo. Ed è pure inutile anche per gli organi di informazione tornare a ripetere sempre la stessa manfrina – sporcizia, trasporti al collasso, degrado, incuria – tanto i cittadini hanno occhi per vedere e orecchie per sentire. E qui, non ce ne voglia Arena, tutti hanno visto e hanno sentito cosa è successo in questo anno e mezzo di amministrazione.
E’ per questo che Giulio Marini, ieri mattina durante la conferenza stampa di Forza Italia convocata per fare il punto sulle imminenti elezioni provinciali, ha detto che “dobbiamo cambiare e non deve essere uno slogan”. Marini in effetti, a differenza di tanti suoi colleghi in Consiglio comunale, l’umore della piazza lo sa ancora cogliere e si è reso conto che in giro monta il malcontento. Il punto è che il “divo” Giulio non si rende conto che, come insegna la storia, il cambiamento non avverrà mai per mano di chi le sue chance per farlo le già avute, ma non è stato capace di coglierle. No, non funziona così, caro Giulio. Il cambiamento non partirà mai dalle stesse persone. Esiste infatti, nella mente umana, la cosiddetta coazione a ripetere, ovvero, come spiega il dizionario della Treccani, quella tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze. Per cui, cambiare sì, ha ragione Marini, ma non aspettiamocelo che lo faccia chi in questi diciotto mesi a Palazzo dei Priori ha combinato quello che tutti abbiamo visto.