Via libera dalla Conferenza dei servizi all’impianto di produzione di biometano in località Olivastro a Tarquinia. Al progetto l’ok di Regione, Provincia, Asl e Arpa. Contrario invece il Comune. L’impianto è un biodigestore in cui saranno smaltiti rifiuti “umidi” per la realizzazione di biometano. L’autorizzazione richiesta è per 25 mila tonnellate l’anno.
Ma è guerra da parte del Comune, che da sempre, con tutte le amministrazioni comunali, di sinistra e destra, rigetta l’ipotesi, considerandola lesiva degli interessi del territorio, un rischio per l’ambiente e la salute. Ben tre i documenti che si sono succeduti negli anni in cui è stata espressa questa contrarietà: uno risalente ai tempi di Mazzola, l’altro del periodo Mencarini e l’ultimo, quest’estate, voluto dalla giunta di Alessandro Giulivi e votato da tutto il Consiglio comunale. Proprio Giulivi ieri ha inviato una lettera indirizzata alla Regione dove ha spiegato la sua contrarietà e la pericolosità dell’impianto.
“Gravissimo quanto deciso passando sulla testa dei tarquiniesi – ha commentato il primo cittadino -. Con questa decisione la Regione spiana la strada al termovalorizzatore per il quale è stata chiesta l’autorizzazione. Non è stata tenuta in considerazione la volontà dei tarquiniesi, che hanno sempre detto di no a questa iniziativa. A Tarquinia anno questo, mentre a Montalto viene rimessa in funzione la centrale e la gente si ammala. Non lo possiamo accettare”.
I Cinque Stelle nel frattempo mettono sotto accusa il Pd zingarettiano, che “con questa decisione ha smentito anche il Pd locale”. Un colpo di mano, secondo la consigliera regionale Silvia Blasi, reso possibile grazie a una “spregiudicata operazione” come dimostrerebbe la decisione di riaprire, a fine 2018, l’iter per l’autorizzazione dell’impianto dopo la prima bocciatura avvenuta qualche mese prima.