Si è spento nella serata di sabato, all’età di 91 anni, Alberto Sed, uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz. Nel Viterbese gli era stata conferita la cittadinanza onoraria a Civita Castellana. “La sua scomparsa – dice la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello – rappresenta un dolore immenso. Una perdita ancora più dolorosa in questi tempi cupi in cui si riaffaccia l’odio antisemita. Con il sorriso ha saputo raccontare l’inferno e renderci persone migliori. Dio ne benedica la memoria”.
Alberto ha rappresentato per decenni la voce – limpida e struggente – della memoria e lo ha fatto attraverso i suoi numerosi incontri nelle scuole, nelle carceri e nei comuni d’Italia, affinché nessuno potesse mai dimenticare una delle pagine più buie del secolo scorso. Trovò la forza di raccontare quel che aveva subito soltanto dopo cinquantanni, rivelando di non essere mai riuscito a prendere in braccio i suoi figli perché, nei campi di sterminio, fu costretto a lanciare in aria i neonati uccisi poi dai soldati nazisti come nel tiro a segno.
Aveva sedici anni quando, il 21 marzo del 1944, venne catturato nel ghetto di Roma per essere condotto prima nel campo di transito di Fossoli e poi a Birkenau assieme alla madre e alle due sorelle. Fu l’unico superstite della sua famiglia. Ritrovò la libertà fisica soltanto nell’aprile del 1945 e, grazie all’aiuto di un soldato italiano, tornò a Roma quattro mesi più tardi.
Con la mente e con l’anima, tuttavia, riuscì ad “uscire” dal campo di sterminio – come lui stesso disse – soltanto nel momento in cui ha trovato il coraggio, ammirevole ed infinito, di raccontare il suo dolore diventando testimone della Shoah. Dal 2018 – grazie all’amministrazione comunale di Civita Castellana, che decise di conferirgli la cittadinanza onoraria – il nome di Alberto Sed è scolpito nel cuore della Tuscia viterbese. L’ex sindaco civitonico, Gianluca Angelelli, in un post su Facebook ha salutato Alberto Sed ringraziandolo e parlando di “una perdita inesauribile”: “Ci ha lasciati fisicamente, ma la dignità, il dolore e la forza delle sue parole rimarranno nella storia e nella memoria.