
Bagarre a Civita Castella sulla biblioteca comunale. Come ha più volte sottolineato la minoranza, l’affidamento del servizio di gestione è inatti alquanto “sospetto” in quanto prescelta, senza gara, né manifestazione di interesse, una cooperativa – la “Lavoro e solidarietà” – molto vicina a quanto pare a FdI. Diecimila euro per tre mesi.
La decisione di affidare la biblioteca in modo diretto è arrivata alla metà di settembre e subito ha fatto finire sotto accusa il consigliere di Fratelli Alberto Cataldi, creando grande imbarazzo, suo malgrado, al sindaco Franco Caprioli. Una storia da leggere in controluce, dove sotto sotto in molti sostengono che ci siano di mezzo anche interessi personali. Sempre come messo in luce dalla minoranza, sembrerebbe infatti che la cooperativa avrebbe come soci proprio alcuni noti esponenti di FdI.
“Dalla visura camerale -scrivono i consiglieri di minoranza Claudio Parroccini, Simone Brunelli, Vanessa Losurdo, Maurizio Selli, Maurizio Serafinelli e Yuri Cavalieri – della società cooperativa ‘Lavoro e solidarietà’, alla quale il Comune di Civita Castellana ha deciso di affidare la gestione del servizio biblioteca, emerge che un noto esponente della politica viterbese dei Fratelli d’Italia sia socio e figlio della più alta carica dirigenziale della stessa. Questo dato aumenta i dubbi sulla mancata trasparenza della procedura amministrativa che ha portato al provvedimento in esame”.
Ma non solo, infatti, il curriculum dell’azienda non è proprio quello di un “bibliotecario” e dimostra come negli anni la cooperativa si sia occupata di tutt’altro. “Dalla stessa visura – continuano i consiglieri di minoranza – non si è potuto non notare che la cooperativa in questione ha come attività esercitata quella della pulizia di arenili e giardinaggio e altre attività, ad esempio quelle della gestione dei rifiuti e della coltivazione di cereali. Tutte attività interessanti ma che poco hanno a che fare con quella di gestione della nostra biblioteca comunale”.
Ma a destare i maggiori sospetti è proprio il modo in cui è stata affidato l’incarico: “Non vi è traccia di delibere di giunta – spiega la minoranza – che traccino la via da seguire in merito alla gestione dei vari servizi della biblioteca. Ciò che è mancante è, quindi, un atto di indirizzo politico. Non vi sono neanche prove che consentano di capire come si è arrivati alla cooperativa viterbese o come questa sia arrivata a presentare un preventivo al Comune di Civita Castellana. Non si comprende, in aggiunta, come si possa presentare un preventivo il 17 settembre e due giorni dopo avere la determinazione di pagamento con una motivazione di urgenza che, a nostro avviso, non esisteva prima e non esiste ora considerando i due dipendente e i sei ragazzi impegnati nel servizio civile”.
Insomma, secondo i consiglieri in questa faccenda emergono più ombre che luci. Per ora Caprioli non risponde, ma il tema diventa sempre più scottante e rischia di trascinare l’amministrazione in quello che verrà ricordato come l’affaire biblioteca, perché la minoranza è intenzionata a fare luce, anche portando la cosa davanti all’autorità giudiziaria.