Tra le cinque e le mille euro a testa. A tanto ammontano i premi di produttività dei dipendenti comunali non erogati e per questo motivo finiti al centro delle proteste di questi giorni. In assenza di novità sostanziali, la situazione potrebbero sfociare nella proclamazione dello stato di agitazione. Cinque, sei o settecento euro non è poca roba per chi guadagna poco più di 1200 euro al mese. Questo è il problema che in Comune non hanno capito.
Non lo hanno capito, però, soprattutto i dirigenti. Infatti, si scopre che tutta la pratica è bloccata proprio a causa loro, sette otto persone con stipendi da quasi tremila euro al mese che si portano a casa ogni anno, con i loro premi di produttività, migliaia e migliaia di euro in più. Si scopre che il Nucleo di valutazione non avrebbe espresso giudizi esattamente positivi nei loro confronti, motivo per cui i diretti interessati non l’hanno presa bene. Il risultato in ogni caso è che i premi alla fine sono stati bloccati per tutti indistintamente: per chi guadagna tanto, e di certo non ha problemi a sopravvivere, e per chi guadagna poco e che invece ha bisogno di quei quattro soldi per pagare una bolletta piuttosto che il mutuo della macchina o la palestra del figlio.
Una strana categoria, modo di dire, quella dei dirigenti. Sempre, con ogni amministrazione che arriva, fanno il bello e il cattivo tempo. Così accade non solo a Viterbo, ma in tutta Italia. E in fondo è normale (anche se non lo è) che sia così e la politica ha poco da lamentarsi se è vero che in generale i dirigenti non diventano tali per particolari meriti, ma per appartenenza. Dunque, nell’individuazione delle responsabilità, si ritorna sempre alla politica e in ultima analisi al popolo sovrano che questa politica (non parliamo solo di Viterbo) sa esprimere.