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Home » Politica » Il comitato Non ce la beviamo vuole chiarimenti da Bossola

Il comitato Non ce la beviamo vuole chiarimenti da Bossola

8 Ottobre 2019

Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato Non ce la beviamo

Dopo le ultime dichiarazioni di Bossola in cui si chiede la ricapitalizzazione della Talete da parte dei Comuni o l’entrata di soci privati, il comitato Non ce la beviamo chiede un confronto pubblico con il presidente e con gli azionisti della società, in particolare il sindaco di Viterbo e il presidente della Provincia.

In presenza di una gestione disastrosa del servizio idrico non possiamo permettere che i Sindaci insieme al Presidente del Consiglio di Amm.ne , decidano le sorti di un servizio pubblico così importante per i cittadini all’interno di un’assemblea dei soci di una qualunque s.p.a., peraltro poco partecipata tanto da non raggiungere spesso il numero legale.

Sappiamo perfettamente che la richiesta di ricapitalizzazione della società da parte dei Comuni è solo il pretesto per portare a compimento la privatizzazione del servizio idrico già decisa e sottoscritta in tempi non sospetti, all’art. 11 della convenzione di gestione.

E’ questo un progetto che viene da lontano con la complicità di tutti quei Sindaci che, rispondendo a ordini di partito e gestendo con vergognose logiche clientelari (vedasi assunzioni) , hanno estromesso i cittadini dalle decisioni sui beni comuni come l’acqua relegandole ad una s.p.a.

Questo tipo di scelte non possono essere effettuate al di fuori dei previsti luoghi istituzionali e del regolare iter democratico, che in questo caso coinvolgerebbe la preventiva discussione in tutti i Consigli Comunali ed in pubbliche assemblee.

Il Presidente Bossola , quindi, si limiti a rispondere ai tanti disagi che i cittadini devono quotidianamente affrontare a causa di carenza e incapacità organizzativa, anche nel rispetto della carta dei servizi, della gestione : ai frequenti errori nella fatturazione delle bollette, alle difficoltà da parte degli utenti nel contattare la società, ai distacchi non dovuti, ai continui aumenti di tariffe che la Società impone senza fornire servizi adeguati e senza effettuare investimenti sulla rete.

Ed insieme ai Sindaci complici faccia chiarezza :

  • sui 35 milioni di finanziamento chiesti ad Arera e non ancora erogati a fronte dei quali è scattato già da gennaio 2019 l’aumento delle bollette;
  • sull’assunzione di nuovi dipendenti quando la situazione debitoria della Società non permette neanche il regolare pagamento degli stipendi dei altri lavoratori;
  • sulle modalità di reclutamento del personale, considerato che non è stato pubblicizzato il concorso, che non è uscita una graduatoria ufficiale e che , da notizie pubblicate sui giornali si tratterebbe di personaggi vicini alla politica locale  ;
  • sulla potabilità dell’acqua ancora molto precaria, visto che è notizia di oggi l’ordinanza di non potabilità in una vasta zona del capoluogo;

Noi riteniamo che l’entrata di soci privati inevitabilmente porti ad un incremento tariffario per soddisfare le esigenze di profitti che con i finanziamenti richiesti alle banche, saranno sempre pagati dai cittadini.

La scelta di gestire in unico ambito provinciale scarsamente abitato si è rivelata sbagliata e produce solo inefficienza e costi elevati destinati a ripetersi anche dopo il costoso risanamento. E’ sbagliato il modello di gestione ed è necessario cambiare.

La nostra proposta è quindi il superamento di Talete e di qualsiasi S.P.A. , la restituzione del servizio idrico alle comunità attraverso uno strumento concreto che si chiama Legge Reg.le 5/2014.

Invitiamo tutti i cittadini e tutti quei Sindaci e Amm.ri in dissenso con le logiche privatistiche di Talete a sostenere la nostra lotta. La petizione popolare proposta dal Comitato ha già superato le 10.000 firme e in molti Comuni è stata approvata la delibera a sostegno della Legge 5/2014.

Restiamo inoltre a disposizione nel caso in cui politici, amministratori e gli “Alti vertici” di Talete Spa decidessero di uscire dalle stanze del Palazzo e misurarsi con i cittadini in un pubblico confronto.

COMITATO NON CE LA BEVIAMO

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