In un articolo, pubblicato da un sito Internet della città sui social, si parlava di accoglienza e tolleranza verso il diverso in riferimento ai tanti disperati che si avventurano in viaggi della speranza, per trovare rifugio lontani da casa, e che spesso muoiono in mare. Che anche Viterbo diventi un porto sicuro per i tanti migranti, era il messaggio lanciato dalla Casa dei diritti sociali della Tuscia nella giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. Ma in molti questa testimonianza evidentemente non l’hanno capita fino in fondo, o semplicemente hanno fatto finta di non capirla, e così nei commenti (che riportiamo sotto) si sono sbizzarriti.
E allora rieccoli spuntare come funghi decine e decine di leoni da tastiera subito pronti a dare addosso a chi prova a dimostrare un po’ di umanità nei confronti di questi disperati. Alla base dei commenti sempre lo stesso modo di pensare: le associazioni caritatevoli sono macchine mangia soldi (“… annate a lavora’ dementi”); in Africa non ci sono né ci sono state mai guerre, dunque si sta bene e “ste merde” (così vengono descritti i migranti) non sono altro che “luridi zozzoni e delinquenti”. Insomma, balle su balle a dimostrazione del livello sempre più basso in cui sembra essere precipitata per certi versi questa provincia.

Che Viterbo fosse una città chiusa in molti negli anni l’hanno sostenuto, ma che sia diventata così intollerante è una sorpresa. Sarà una moda o è tutta colpa della politica che ha inasprito i toni al punto da mettere addosso alle persone la paura del diverso? Forse questa seconda ipotesi è la più più accreditata.