A Viterbo chiudono i negozi e chiudo le aziende che avevano caratterizzato la vita del territorio, lasciando i dipendenti a casa. E’ il triste racconto della diaspora lavorativa che sta affliggendo la Tuscia in questo periodo. Un’emorragia che non cessa e si propaga: infatti, dopo le vicende della Farnese Penumatici, della Mercatone Uno e della Unopiù oggi chiude i battenti anche la Secupol Group spa finita in amministrazione vigilata a partire dal giugno 2017 dopo il crac da 100 milioni e l’arresto da parte della Guardia di Finanza del patron l’imprenditore Angelo Menghini e del suo enturage. Dopo anni di precariato e una speranza appesa ad un filo per molti lavoratori del gruppo di sicurezza privata ora si aprono le porte della cassa integrazione o quelle di casa. Su 89 dipendenti che il gruppo conta in provincia di Viterbo solo 25 vigilantes e 5 autotrasportatori verranno assorbiti dalle società acquirenti, mentre per i restanti 59 si prevede la permanenza in Securpol fino a marzo per chi ha il contratto a tempo determinato e la cassa integrazione per gli altri a tempo indeterminato. Un epilogo già scritto secondo i sindacati.
“Le società acquirenti hanno presentato un piano di acquisizione – sottolineano Donatella Ayala della Filcams, Guido Calà della Fisascat e Elvira Fatiganti della Uiltucs – che non includeva tutti i lavoratori toccati dalla procedura; i contratti a tempo determinato e le collaborazioni non rientravano infatti nella trattativa: a Viterbo sono 26 le persone che, avendo un contratto a scadenza, resteranno in capo al cedente.
“Alla fine le organizzazioni sindacali -continuano i sindacati- sono riuscite ad ottenere condizioni accettabili per i lavoratori assunti, non certo le condizioni ottimali, ma le migliori al momento possibili, al fine di evitare il fallimento: assunzione al quarto livello, maturazione dei permessi, e deroghe all’art. 2112 cc che non riguardano l’art. 18 ma che, purtroppo, riguardano gli scatti di anzianità. I 33 lavoratori che non vengono ora assunti potranno accedere alla cassa integrazione straordinaria per un anno ed alla disoccupazione (Naspi) per ulteriori due anni: nel frattempo saranno inseriti in liste a cui le società acquirenti sono obbligate ad attingere per 24 mesi nel caso di nuove assunzioni, secondo i criteri dei carichi familiari e dell’anzianità”.
–