A Talete servono 40 milioni di euro per sopravvivere: è l’amaro bilancio presentato dal presidente Andrea Bossola alla riunione dei soci. Un “buco” finanziario enorme, quello di cui si parla, frutto di mala gestione e responsabilità politiche di cui adesso qualcuno dovrà necessariamente farsi carico. Ad agosto, come si ricorderà, la società era stata costretta a sospendere il pagamento degli stipendi.
Ieri Bossola ha detto ai soci – i sindaci del territorio – che bisogna a tutti i costi recuperare quella cifra e per farlo le uniche strade da intraprendere sono sostanzialmente due: o la ricapitalizzazione della società (cioè soldi da sborsare da parte dei Comuni) o l’ingresso dei privati. Bossola, stranamente, non ha parlato però del finanziamento di 35 milioni che doveva essere chiesto ad Arera a fronte del quale, come garanzia, sono state aumentate le bollette. Ormai di questo non si discute più, tutto morto e sepolto, nonostante i cittadini abbiano dovuto accettare la stangata.
Ma il problema non è solo questo. Accade adesso ciò che l’allora presidente Stefano Bonori, forte di una “due diligence” terza, aveva paventato che sarebbe accaduto se non fossero state prese subito le dovute contromisure. Parliamo di fatti di ormai cinque anni fa. Bonori fu mandato via, gli si rinfaccio di fare allarmismo e furono date assicurazioni a tutti che non ci sarebbero stati problemi per mantenere i conti sotto controllo. E invece no. In pochi anni la situazione è precipitata: con Bonori, per rimettere in sesto i bilanci, sarebbero bastati 4 milioni e mezzo, adesso ne servono quaranta.
La politica, che allora giubilò Bonori, sarà chiamata a spiegare tutto ciò. Perché si è atteso fino ad ora? Perché, anziché pagare centinaia di migliaia di euro di interessi passivi per tutti questi anni, non si è fatta la ricapitalizzazione quando la chiedeva Bonori? Bisognava aspettare Andrea Bossola, già manager di Acea, per scoprire come stavano le cose?
Arrivati a questo punto, per Talete sembrano non esserci più scelte: o l’ingresso dei privati o il fallimento. Tra l’altro, con questa situazione debitoria, i privati, se entreranno, sembrerà che faranno quasi un favore a questa provincia, quando invece, se fossero entrati, per assurdo, quando i conti erano quelli certificati da Bonori, avrebbero dovuto sborsare fior di quattrini. Questa però è la situazione, frutto di scelte politiche scellerate di cui qualcuno, come detto, prima o poi sarà per forza chiamato a rispondere.