“L’unico leader è Silvio Berlusconi”. E’ stato il mantra di Antonio Tajani, ripetuto più e più volte alla convention di tre giorni organizzata alle Terme Salus. Ma lui, che si sarebbe dovuto materializzare dopo due giorni di evocazioni, alla fine ha dato forfait, costretto dal maltempo a restarsene a casa. La platea si è dovuta accontentare di ascoltarlo per telefono. Trenta minuti a ruota libera per parlare di economia e politica, strategie e alleanze.
Il cavaliere ha passato in rassegna tutto il repertorio del suo linguaggio: dal ceto medio alle piccole imprese, dalla Russia di Putin, “che a tutti gli effetti è un Paese occidentale”, e come tale da ammettere al tavolo delle potenze europee, alla pressione fiscale da abbassare, ai 5 Stelle che sono più sinistra della sinistra, tanto da aver dato vita al governo “più di sinistra che l’Italia abbia mai avuto”. Ma ne ha avute anche, e soprattutto, per gli alleati di centrodestra: Salvini e la Meloni. Soprattutto per il primo, “a cui è sfuggito di mano il tentativo di svuotare Forza Italia”. “Senza di noi – ha detto – il centrodestra sarebbe destra destra e non avrebbe mai i numeri per vincere e andare al governo. E se dovesse trovarli non sarebbero capaci di governare”. Stoccate decisamente pesanti: “Noi non saremo mai sovranisti come loro”.
Non sono mancati però riferimenti neanche verso la nuova formazione politica lanciata da Matteo Renzi, che ha liquidato come non pericolosa per la sopravvivenza di Forza Italia, anche se ha già fatto la prima vittima in Senato con il passaggio dell’azzurra Donatella Conzatti. L’ex premier, ottimista come solo lui sa esserlo, ha tagliato corto, sottolineando che “i nostri parlamentari sono coerenti e se qualcuno se n’è andato, ci ha aiutato a fare chiarezza. Forza Italia è sana e integra, impegnata a rilanciarsi e occupare da protagonista il ruolo che la storia le ha consegnato”. A conti fatti è sembrato comunque riservare a Renzi un trattamento migliore di quello riservato a Meloni e Salvini.