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Home » Politica » Ubertini certifica la morte del centro storico e quella dell’amministrazione di cui fa parte

Ubertini certifica la morte del centro storico e quella dell’amministrazione di cui fa parte

22 Settembre 2019

Fanno discutere le parole di Claudio Ubertini, che in Consiglio comunale ha di fatto sostenuto che è inutile puntare sul centro storico, tanto si tratta di una realtà morta dove nessun viterbese vorrebbe tornare a vivere.

Un’affermazione grave che la dice lunga sull’incapacità di questa amministrazione di gestire Viterbo. Lo vediamo in tutti i settori: dal commercio alla cultura, dai lavori pubblici all’urbanistica, ai servizi sociali. Le parole di Ubertini diventano così la certificazione di una resa da parte della giunta Arena che ha dell’incredibile.

Sulla questione interviene il consigliere Massimo Erbetti dei grillini: “In molti in città sono rimasti sconvolti, mesi fa per le parole della consigliera Perlorca: “In centro abitano solo quattro vecchiette”. Ora la resa incondizionata, senza nemmeno provare a lottare, dell’assessore Ubertini, che manifesta tutta il suo disinteresse per il centro storico affermando: “Il centro storico è morto da trent’anni e la situazione è irreversibile”. Vi sconvolgono queste affermazioni? Non c’è nulla di sconvolgente, hanno solo detto quello che pensano.

Il problema è un altro: perché in centro ci abitano le quattro vecchiette che rappresentano i ceti meno abbienti che non hanno possibilità di scegliere dove vivere, e quelle persone a cui una passeggiata tra capitelli e profferli, dal parcheggio alla propria abitazione, rappresenta un valore aggiunto, piuttosto che una perdita di tempo? Perché il centro è morto ormai da trent’anni? Queste sono le domande da porsi. La risposta è solamente una, il centro storico è morto perché l’amministrazione è assente, perché non c’è programmazione, perché si lascia in mano ai privati quello che dovrebbe invece fare la politica.

Parliamo per esempio di rigenerazione urbana, dovrebbe essere l’amministrazione a decidere cosa e dove intervenire, cosa si fa invece? Ci si lava le mani arrendendosi ai privati, che necessariamente devono rispondere al loro bilancio e non certo alle esigenze della città. Mentre è compito di chi amministra il bene comune favorire la salvaguardia del patrimonio storico artistico, preso in prestito dalle generazioni passate, favorendo lecitamente chi è disposto a investire nel perseguimento dei bisogni della città e, sempre lecitamente, disincentivando l’irreversibile consumo di territorio edificando quartieri senza anima.

Vogliamo parlare invece del Natale viterbese? Anche in questo caso l’amministrazione si mette alla finestra e guarda cosa accade senza intervenire, evidenziando, oltre all’immobilismo, anche una grave incapacità di gestire una crisi. Lungi da me difendere la Fondazione Caffeina o altri, se questa città fosse amministrata dal M5S nulla sarebbe lasciato al caso, avremmo pianificato ogni evento, mese per mese, e avremmo messo a bando ogni singola manifestazione, è la politica a decidere cosa e come fare le cose. Una buona amministrazione pianifica per tempo, cosa accade invece a Viterbo? Una associazione a marzo richiede spazi pubblici, non riceve risposta, una seconda società nel mese di agosto, richiede gli stessi spazi e l’amministrazione si trova costretta a fare un bando, bando di cui a fine settembre però ancora non vi è traccia. È questo il modo di amministrare? Nel frattempo le strutture ricettive cominciano a veder cancellate le prenotazioni natalizie, i ristoranti che avevano investito nella formazione del personale, proprio in previsione di un maggior lavoro natalizio, vedono sfumare i propri investimenti. Questo è il modo di lavorare per il bene della città? Questo deve fare la politica? Gli attuali amministratori si riempiono la bocca con il turismo e nel frattempo le attività commerciali muoiono. I festeggiamenti per il Natale si faranno comunque dicono, si forse è vero, ma che Natale sarà? Verranno i turisti? Per quale motivo circa il 50% dei frequentatori del Christmas village dovrebbero aggiungere 30 km al loro spostamento e una o due notti di albergo per giungere a Viterbo per vedere non si sa cosa? E siamo sicuri che, pur di salvare la faccia, non si troverà il modo di porre a carico della comunità cittadina oneri e costi che fino ad ora erano assolti dai privati? E se non dovessero venire cosa accadrà? Oltre al danno per le strutture ricettive e le altre attività commerciali e indotto, è da prevedere anche un minore incasso dell’imposta di soggiorno, come faremo a far fronte a tutti quei progetti a cui l’imposta era destinata? Ed infine, oltre il danno, la beffa… vabbè ma tanto che ci importa il centro è morto da trent’anni e le quattro vecchiette non hanno la forza di lamentarsi”.

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