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Home » Territorio » Con il caldo, è sos cimici nei campi

Con il caldo, è sos cimici nei campi

17 Settembre 2019

Con il ritorno del grande caldo fuori stagione, non solo si moltiplicano le fastidiose zanzare, ma è allarme cimice asiatica nei campi, dove a livello nazionale hanno già provocato una strage dei raccolti con danni stimati in 250 milioni di euro. “Una condizione che – sottolinea Mauro Pacifici presidente di Coldiretti Viterbo- favorisce il moltiplicarsi degli insetti come la cimice asiatica, che nel nord Italia sta devastando meli, peri, kiwi, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con danni alle produzioni ed un pesante impatto occupazionale”. “La cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa – continua Pacifici – anche per l’agricoltura della Tuscia, perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti, rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto”.

“Per fermare l’invasione della cimice asiatica – spiega Pacifici –  si attende urgentemente il via libera del Ministero dell’Ambiente che, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero della salute, deve emanare le linee guida per il via libera alla vespa samurai nemica naturale della cimice” come ha chiesto il nostro presidente di Coldiretti Ettore Prandini, nel ricordare l’entrata in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del d.P.R. del 5 luglio 2019 n. 102, che introduce le norme necessarie a prevedere i criteri per l’immissione sul territorio di specie e di popolazioni non autoctone, fortemente sollecitato dalla Coldiretti ai tavoli istituzionali”.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo, che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. “Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – continua Pacifici – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta. Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale, anche con l’avvio di una apposita task force”.

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