Il giornalista più bravo di tutti i giornalisti del mondo, direttore del sito più letto di tutto dell’universo, contro il direttore artistico della televisione più vista d’Occidente. Ma non lasciatevi ingannare: quello sferrato dal primo al secondo è un attacco che va oltre le dirette. E’ una battaglia molto meno artistica di quanto non voglia darci a bere. E’ semplicemente una guerra per il controllo del mercato della pubblicità viterbese. Degli accessi e dei like su Facebook
Tutti e due, non sarà un caso, usano gli stessi metodi: largo spazio ai politici amici, quelli in grado di dirottare qualche migliaio di euro nelle casse del loro mezzo d’informazione, e black out totale per gli altri. Se c’è una cosa, più di tutte, che ha stonato nella diretta di Santucci è questa: che c’entrava Maurizio Donsanti tessere le lodi di Mauro Rotelli? Chi è e chi rappresenta il deputato di Fratelli d’Italia da meritarsi la possibilità di far intervenire in trasmissione dei suoi ospiti fino a ricevere una slinguazzata proprio dal mitico Donsanti? Allo stesso modo, che c’entravano Gasbarri e l’altra figura, di cui ci sfugge il nome, a cui sono stati dedicati 10 minuti buoni di intervista a costo di permettere alle loro “suadenti” voci di coprire il rumore della piazza e i comandi del capofacchino che guidava il Trasporto?
Santucci, ma con lui Arena e De Carolis, è ciò che devono spiegare ai viterbesi. La Macchina di Santa Rosa, patrimonio dell’umanità, al di là dei colori politici e delle appartenenze, è stata ridotta a passerella per quattro politici di parte che, non solo non rappresentano la viterbesità, ma non sanno neanche di che cosa stanno parlando. Perché?
Santucci, il direttore artistico della televisione, il politico che s’è scoperto giornalista a cinquant’anni passati, ci faccia capire. Dica questo a noi, che a differenza del giornalista più bravo di tutti i giornalisti del mondo della pubblicità non interessa nulla, e lo dica a tutti i viterbesi che venerano Santa Rosa indipendentemente dal colore politico.