Prende vita sulle spalle dei facchini, la Macchina di Santa Rosa. Si parte con una buona mezz’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma tutto fila liscio fino all’arrivo al santuario. La creatura di Raffaele Ascenzi, “Gloria”, sfila sinuosa quasi sfiorando i tetti del centro storico, illuminando i palazzi e gli occhi di tutti gli spettatori. “Un trasporto dedicato alla città ferita che chiede aiuto a Santa Rosa”, aveva dichiarato Arena prima di consegnare la Macchina al capofacchino Sandro Rossi.
In tantissimi lungo le vie, dietro le transenne in piedi o sulle sedie, rimaste al loro posto nonostante l’ordinanza comunale che ne vietava l’uso. Altri affacciati dalle finestre e dai balconi. Prima della partenza il costruttore Vincenzo Fiorillo aveva commentato: “In questo momento siamo tutti con i facchini. Dobbiamo tutti tanto a questi facchini per quello che fanno. La Macchina è perfetta”. Dopo è intervenuto il sindaco: “Gloria sembra ancora al primo Trasporto, come fosse il primo anno. Questo è stato un anno difficile per la nostra città con fatti di cronaca che ci hanno colpito. Nella difficoltà la città si è unita in una marcia che è terminata nella basilica di Santa Rosa. I cittadini hanno chiesto aiuto alla loro santa. Consegno la Macchina al Sodalizio dei facchini”. Ha poi concluso urlando il tipico incitamento “Evviva Santa Rosa”. E il trasporto è iniziato.
Tutto è andato secondo i piani, solo un piccolo imprevisto prima della sosta a piazza del Plebiscito, visto che un cavalletto non era allineato con l’asse della Macchina. Ma con un piccolo sforzo aggiuntivo e tutto è andato al suo posto. Effettuate come previsto le girate, le prime tre proprio a piazza del Comune in onore dei facchini morti quest’anno, poi le ultime due a piazza del Teatro in onore di Franco Zeffirelli, da sempre amante della festa, e di Novero Fedeli, il commerciante viterbese brutalmente ucciso alcuni mesi fa.
L’incitamento della folla ha sempre sorretto i facchini nell’immane sforzo, fino all’ultima tappa, la terribile salita con una pendenza del 16% che conduce al santuario. Qui, dopo l’aggiunta delle corde e delle leve, si è dato fondo alle ultime forze per la tradizionale corsa per portare a casa l’effige della santa. Attimi da vivere in apnea che poi lasciano il posto alla festa e alla gioia. Ora ci si può lasciare andare, Santa Rosa è a casa.