Il polverone sollevato dalla notizia, vera o presunta, delle fiaccole del duomo pericolanti e di alcuni crepe sul monumento ha costretto la curia a diramare una nota di smentita per ribadire che dai controlli effettuati nel corso degli anni non sono emerse mai parti pericolanti né danni alla struttura tali da pregiudicarne la stabilità.
“In relazione alle notizie circolate negli ultimi giorni – si legge in una nota – si ritiene opportuno fornire qualche elemento di chiarezza innanzitutto per evitare allarmismi o immotivati timori. La cattedrale di San Lorenzo fa parte del grande complesso monumentale che comprende anche il seminario, il museo, la curia vescovile ed il Palazzo papale. E’ un insieme di edifici che si è formato nel corso degli anni ma la maggior parte risale alla seconda metà del XIII° secolo”. Per quanto riguarda “le quattro ‘fiaccole’ che si trovano sulla facciata ricostruita dal cardinal De Gambara nel 1570, va detto che si tratta di elementi lapidei in peperino ancorati al basamento tramite perno metallico interno. Di queste, quella in basso sulla destra della facciata, appare con asse verticale deviato ma questa posizione è tale da oltre sessanta anni, come verificato da vecchie immagini fotografiche. Per fugare ogni ulteriore dubbio le fiaccole sono state verificate direttamente in occasione della periodica revisione del manto di copertura che avviene ordinariamente ogni due/tre anni”.
“Si fa inoltre generico riferimento – continua la nota – a crepe nei muri che effettivamente esistono nella cattedrale, come in molti, se non in tutti, gli edifici storici. Nella cattedrale alcune di queste crepe sono state provocate dai recenti sismi che hanno avuto per epicentro le cittadine di Amatrice e Norcia e a motivo di ciò l’edificio è sotto il monitoraggio sia dell’Ufficio tecnico della Curia vescovile che della Soprintendenza, ma al momento non risultano evidenti situazioni di pericolo tali da giustificare la chiusura dell’edificio”.
“Viceversa – afferma la nota – problemi ben più complessi coinvolgono il famoso loggiato del Palazzo papale, immagine stessa di Viterbo, che presenta uno stato di conservazione molto compromesso e per la valutazione del quale sono state da tempo avviate indagini approfondite che dovrebbero concludersi a breve. Dai primi esisti emerge una grave compromissione degli elementi lapidei che si stanno sfaldando. Da qui la necessità di intervenire secondo i termini che emergeranno dalle indagini in corso. E’ comunque opportuno effettuare una riflessione generale sugli edifici storici che sono di per sé organismi fragili e suscettibili di lesioni, in particolar modo quando sottoposti a vibrazioni di tipo sismico o sonoro. Queste sollecitazioni spesso producono crolli (vedi i terremoti), ma ben più spesso producono danni latenti, non immediatamente visibili e quantificabili, che provocano distacchi di affreschi o di pellicole pittoriche nei quadri (come non pensare alle importanti opere d’arte conservate in cattedrale e nel museo), oppure distacchi nei collegamenti tra elementi lapidei. Proprio per questa fragilità è opportuno accostarsi ai nostri monumenti più preziosi con delicatezza e, nello specifico, valutare e, se opportuno, limitare ogni gratuita sollecitazione in danno agli stessi”.