“Io speriamo che me la cavo” è la sintesi di una situazione che non fa dormire sonni tranquilli a molti personaggi politici nostrani che meno di 17 mesi fa hanno varcato il soglio dei palazzi romani che contano. Parliamo dei parlamentari viterbesi che ad urne aperte dovranno andare a caccia di riconferme, con un terreno elettorale-politico totalmente mutato. Solo in casa Lega grossi problemi non ci sono, visti i sondaggi rassicuranti. Il problema qui è chi candidare? L’unica certezza è il senatore Fusco; ma oltre a lui (forse potrebbe correre di nuovo per uno scranno di Palazzo Madama) chi può essere il candidato ideale, ovvero il leghista viterbese doc, da mettere nel collegio uninominale della Camera dei deputati? Mancano i nomi perché l’attuale classe dirigente del Carroccio viterbese forse è troppo giovane ed inesperta per fare un salto di qualità così importante e i papabili sono pochissimi. Un problema che dovranno risolvere perché, ora a parti invertite rispetto al 2018, sarà la Lega, vista la forza elettorale, a dettare legge circa le liste elettorali da presentare in caso di una coalizione con il centrodestra. L’altro dilemma che attanaglia Fusco è quello legato alle donne; qui c’è proprio penuria e con un sistema elettorale che impone l’alternanza di genere bisogna agire alla svelta. Tutti questi discorsi sono validi anche in caso di discesa in campo solitaria del Carroccio.
Guardando in casa dei “fratellini”, ovvero i meloniani, le cose non sono rose e fiori come appaiono. Rotelli potrebbe chiudere la sua esperienza parlamentare, contraddistinta da troppi se e troppi ma, e difficilmente otterrà il collegio uninominale che vinse nel 2018 grazie anche ai voti di Forza Italia e del Carroccio. Per lui le speranze di una riconferma, salvo accordi dell’ultimo minuto, sono pari a zero, e infatti solo nel proporzionale ci sono timidi spazi di manovra. Dalle parti di Forza Italia di certo il vento elettorale non soffia forte, anzi è in fase di bonaccia come indicano i sondaggi, e pure il delfino di Tajani, ovvero Francesco Battistoni, rischia di rimanere nell’acquario. Diventa difficile la sua riconferma visto che i voti dei forzisti sono stati fagocitati dagli “amici” di Pontida, con una strada verso Palazzo Madama tutta in salita.
Anche in casa Pd le cose bene non vanno: con la nuova gestione a trazione ex-Ds che non ha brillato durante le europee, si rischia una brusca frenata. Perché se Zingaretti scenderà in campo per sedere, magari, a Montecitorio, anche la Regione a quel punto cadrà. E in quel caso? Occhi puntati sul consigliere regionale Enrico Panunzi che a questo punto dovrà tentare il salto di qualità, cioè, puntare anche lui alla Camera dei deputati, opzione che rifiutò nel 2018 ma che ora non è più rimandabile. L’unica possibilità per lui è il proporzionale ma davanti avrà sicuramente un pezzo da novanta come il deputato reatino Fabio Melilli e una donna vista l’alternanza di genere; le possibilità sono ridotte quasi al lumicino anche in questo caso.
E sul Movimento? Un non pervenuto visto che non c’è attualmente un parlamentare viterbese di riferimento, ci fu Bernini nella XVII legislatura. Ma oggi è difficile immaginare un parlamentare pentastellato viterbese, sondaggi alla mano.