Tre parole per descrivere il Pd? “Le tre parole sono: ‘chieda a Zingaretti'”. Così Matteo Renzi in una intervista ad Avvenire. “Non sono più il segretario del Pd. E mi pare che molte cose siano cambiate. Il nuovo segretario ha scelto per le riforme uno che ha votato no al referendum. Per il lavoro uno contrario al Jobs act. Membri della segreteria hanno chiesto che non parlassi io in Senato contro Salvini. Il Pd è tornato a prendere il voto di D’Alema e di chi fece la scissione due anni fa. Dunque, è un altro Pd. Tutto legittimo, sia chiaro. Non mi si chieda di giudicarlo”.
L’ex segretario ed ex premier ribadisce la sua contrarierà ad un dialogo con il Movimento cinque stelle sulla base, come ha detto nei giorni scorsi Dario Franceschini, di valori comuni: “Alcuni esponenti del Pd hanno invitato a pensare a un dialogo sulla base di non meglio precisati valori. Io mi chiedo: ma quali sono questi valori condivisibili? La democrazia diretta? Loro hanno una visione antiscientifica e anti-democratica. Sono l’opposto della democrazia, nel momento in cui hanno un responsabile scelto per via dinastica e attuano il sistema di cacciare chi è in dissenso. Con questi soggetti un accordo è impossibile”.
Secondo Renzi, se la sua mozione “fosse stata presentata per tempo, avremmo costretto Salvini a venire in aula e, quindi, il M5S avrebbe dovuto decidere in modo palese se votare o no per il ministro dell’Interno. Quelli che non l’hanno voluta, hanno fatto un favore ai 5 stelle. Ora lo scenario è già diverso, ha un minore impatto”. Matteo Renzi ritiene che “la vera sfida è una battaglia per creare paradigmi diversi nell’economia – rivedendo il peso dell’austerità – , nella cultura, nell’identità, nell’integrazione. Ma guardo con grande attenzione anche alle mosse di Renew Europe, la nuova formazione liberale voluta da Macron”.
Al giornalista che nota che l’ex premier non fa nessuna autocritica e gli domanda comee costruire un’alternativa al governo giallo-verde, Renzi risponde: “Intanto bisogna dire no senza sosta alle loro fake news. Poi arriverà il momento di raccontare che cosa vogliamo fare noi, non solo di criticare gli altri. E per questo la Leopolda di ottobre sarà un grande momento di svolta e di proposta. Il meglio deve venire”.