Se ti comporti bene… Anzi, per dirlo come farebbero, o fanno, da queste parti, …si’ te comporti (b)bene, ni’… Traduzione: ti do una determinata cosa se riesci a dimostrare di essertela meritata. E poco importa, a chi te lo dice, se quella cosa è un tuo diritto, per l’ottenimento del quale non devi nulla a nessuno.
Ci troviamo di fronte a un atteggiamento che potremmo definire mafioso e infatti la legge del do ut des in versione moderna è tipica di certi ambienti malavitosi, che, infischiandosene dei diritti, utilizzano il potere per riaffermare la propria superiorità, che in questo modo autoalimenta sé stessa. Il problema, al di là della malavita, è che si tratta di un costume purtroppo diffuso a tutte le latitudini e in tutti gli ambienti. Certa politica insegna.
Un costume vergognoso, ma così è soprattutto quando ci si trova in presenza, come in questi tempi moderni, di pochi che detengono il potere e di molti che hanno bisogno. Certa politica, come detto, ci sguazza, trovando anche complicità in un ambiente per certi versi assuefatto all’illegalità e una diffusa tendenza a non disturbare il manovratore anche da parte di chi, al contrario, è pagato per controllare, disturbare e punire.
Oggetto dell’avvertimento possono esserlo tanto gli uomini che le donne. Nel secondo caso, ancora più grave, il doversi comportare bene assume vari significati, fino ad arrivare (come spesso è accaduto e accade) alla richiesta di favori sessuali.
Dopo i recenti fatti che hanno interessato l’Umbria, dove è stato scoperchiato un sistema di presunti favori che avrebbe tenuto in piedi per anni la filiera politica locale, quella sanità ma anche alcuni ambienti della magistratura, sembra arrivato il momento nel nostro Paese di affrontare seriamente questo vulnus della democrazia. Un compito importante spetta naturalmente proprio alle Procure e ai giudici, che, quando sanno, sono chiamati ad intervenire con prontezza senza farsi a sua volta imbrigliare nella fitta rete delle conoscenze e dei rapporti tra potenti.