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Home » Cultura » A Ferento “Anfitrione” con Oppitto e Caprioglio

A Ferento “Anfitrione” con Oppitto e Caprioglio

25 Luglio 2019

Una classica commedia dell’antica Roma, l’“Anfitrione” di Plauto, in scena a Ferento venerdì 26 luglio (ore 21,15), nell’antico teatro romano. Interpreti del capolavoro, per  la regia di Livio Galassi, saranno Franco Oppini e Debora Caprioglio. Per quest’ultima si tratta di un gradito ritorno, dopo la splendida interpretazione offerta lo scorso anno in “Callas d’incanto”.

“Questa volta dall’Olimpo- scrive Livio Galassi nelle note di regia – scendono sul palco gli dei a divertirci e coinvolgerci con la spudorata beffa che solo una divina perversione può escogitare, a danno dell’ignaro Anfitrione di cui Giove ha preso l’aspetto per sostituirsi a lui nel talamo nuziale accanto alla bella Alcmena; protetto dalla sadica complicità di Mercurio che ha assunto le sembianze del servo Sosia. E quando Anfitrione ritorna vittorioso dalla guerra si scatena la sbrigliata fantasia di Plauto, magistralmente esaltata dal gioco dei doppi, degli equivoci, dello smarrimento di identità, che ci conduce a contemporanee alienazioni. La    trama    si    complica, si contorce, si arrovella fino al più esilarante, inestricabile parossismo    che    solo    il    “deus    ex-machina”    riuscirà felicemente a dipanare. A questo “Anfitrione” – dichiara il regista – mi accosto con lo stesso spirito con cui ho curato i precedenti: rispetto del testo plautino    –    fanno    eccezione,    naturalmente,    la    riscrittura pasoliniana de “Il vantone” e quella partenopea de “I Menecmi”        di        Tato    Russo   –    ,    ricostruzione        delle sue pirotecniche lessicali reinventando – per quanto possibile – le sue godibili sonorità, uno snellimento della trama a favore di una più diretta comunicativa, un dinamismo gestuale e recitativo che ripercorre le feconde intuizioni che, nate da Plauto, attraverso la Commedia dell’arte sono giunte fino a noi. Uno scoglio non da poco la perdita di circa trecento versi, e nel momento più significativo della commedia: l’incontro dei due Anfitrioni. Aggrappandomi agli sporadici frammenti,    mi    sono    applicato    a    intuire,    più    che    nuovi dialoghi, l’esilarante alienazione che può nascere dall’incontro di tutti i doppi: quindi pochi efficaci dialoghi in funzione dell’analisi psicologica, della mimica, delle  attese del  pubblico,  a  descrivere  teatralmente uno smarrimento di identità collettivo – purtroppo perduto. Sottolineo infine – conclude Galassi – il cinico gioco di potere “di chi può”, che getta scompiglio e rovina nei destini umani; in Plauto tutto si risolve felicemente, nella vita invece…”.

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