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Home » Italia » Calenda: “Pd e M5S sono incompatibili”

Calenda: “Pd e M5S sono incompatibili”

24 Luglio 2019

Dopo le dichiarazioni di Dario Franceschini sull’alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle torna su questo punto anche Carlo Calenda. L’europarlamentare sui social rimarca l’incompatibilità tra i due partiti e lancia un ordine del giorno da sottoporre alla direzione nazionale del Pd.

Ordine del giorno direzione nazionale Pd
1. Partito democratico e Movimento cinque stelle sono e rimarranno incompatibili. Ci dividono il rispetto dei valori liberal democratici, dello stato di diritto, delle istituzioni e l’idea di progresso e di società. Il M5S è un avversario politico da battere esattamente come la Lega.

2. Il processo lanciato dal segretario Zingaretti per una “costituente delle idee” è valido e condivisibile. I tempi lunghi della “costituente” impongono però di anticiparne i contenuti più significativi. Non possiamo rimanere privi di un’agenda programmatica fino a novembre.

Ci sono oggi tre priorità evidenti su cui costruire immediatamente un piano per l’Italia: scuola e formazione, sanità e investimenti.

a. Scuola e formazione. L’Italia è uno dei paesi con i livelli di istruzione più bassi dell’Unione Europea. I tassi di analfabetismo funzionale sono quasi doppi rispetto alla media OCSE e gli ultimi risultati dei test INVALSI dimostrano che stiamo preparando un’altra generazione “perduta”, che dovrà affrontare un radicale cambiamento del lavoro senza avere i mezzi per gestirlo. Non esiste distribuzione equa del reddito senza una distribuzione equa della conoscenza e della formazione, cosi come non esiste possibilità di una democrazia effettiva se i cittadini non sono in grado di combattere la paura con il sapere. Il Governo Conte ha cancellato 4 miliardi sulla scuola, noi dobbiamo proporre un investimento che chiuda il divario con i paesi avanzati e riavvicini rapidissimamente le aree di povertà educativa alla, già non brillante, media nazionale. La proposta dovrà investire tutti i cicli e gli orientamenti, compresi l’educazione tecnico professionale e gli Istituti Tecnici Superiori. Il nostro approccio deve essere libero da condizionamenti economici: investiremo quanto serve per riportare gli italiani ai primi posti per sapere e cultura tra i grandi paesi europei. Questo vuol dire passare immediatamente dall’attuale rapporto tra spesa totale per istruzione e PIL (3,8%) a quello della media dell’Eurozona (4,5%).

b. Sanità. Il SSN, una delle più grandi conquiste democratiche dell’Italia, è a rischio. La sanità italiana ha ancora molti picchi di efficienza ma i divari regionali sono diventati enormi. Vivere nelle regioni meridionali significa spesso avere qualità dei servizi e tempi di attesa simili a Bulgaria e Romania, fanalini di coda dell’Unione Europea. L’invecchiamento della popolazione renderà comunque insostenibili ovunque gli attuali livelli dei servizi. A ciò si aggiungeranno i costi delle nuove cure e delle tecnologie che stanno già arrivando sul mercato. Anche in questo caso, come in quello della scuola vanno ridisegnati governance, processi, risorse e finalità. Il progetto per un nuovo SSN dovrà agganciarsi al potenziamento dell’industria farmaceutica e sanitaria, utilizzando la forza della ricerca italiana e la presenza di un tessuto industriale d’eccellenza.

c. Investimenti. La carenza di investimenti pubblici e privati è la principale “ruota sgonfia” dell’economia italiana. Lavoro, salari, produttività dipendono dalla capacità di rimettere in moto gli investimenti. Dopo una crescita sostenuta degli investimenti privati negli scorsi anni, la dinamica è tornata in territorio negativo (-0,3%). Ciò accade nel momento in cui due enormi trasformazioni stanno prendendo forma, quella digitale e quella ambientale. Vanno ripristinati e potenziati gli stimoli del piano Impresa 4.0 e allargati al perimetro dell’economia circolare per sostenere il “green new deal” già presente nel programma della segreteria Zingaretti e in quello della nuova Presidenza della Commissione europea. Le fonti di finanziamento potranno venire anche dall’Europa e da un utilizzo sotto forma di incentivi fiscali automatici dei fondi strutturali.

I tre filoni di cui sopra non esauriscono gli argomenti che devono essere trattati nel “piano per l’Italia”, ma rappresentano le priorità che il PD presenterà al paese per ritornare immediatamente a giocare in attacco nel dibattito pubblico. 
Ultimo punto riguarda la questione fiscale. La riduzione delle tasse, fuori dagli incentivi agli investimenti, può avvenire in modo significativo solo attraverso il recupero dell’evasione fiscale o una riduzione della spesa, praticabile solo dopo aver ridisegnato i processi della P.A. nell’erogazione dei principali servizi ai cittadini. Un lavoro da iniziare immediatamente ma che darà i suoi frutti nel tempo. Per quanto riguarda l’evasione, un vincolo di destinazione automatico tra recupero dell’evasione e abbassamento delle aliquote (a partire da quelle sugli stipendi bassi) verrà studiato, anche per consentire finalmente la nascita di un positivo conflitto di interessi tra evasori e contribuenti onesti.

Per quanto riguarda la tempistica occorre essere pronti per settembre con il lancio delle proposte e la presentazione di una squadra capace di sostenerle con efficacia sui media. Nel frattempo andrà avanti il lavoro della “costituente delle idee”.

3. Va fatto partire rapidamente il lavoro per la costruzione di un fronte democratico in vista delle prossime elezioni politiche. Occorre definire un tavolo di confronto sul programma con le opposizioni, politiche e civiche, e chiudere rapidamente, tenendo conto del sistema elettorale, le modalità di presentazione alle elezioni. Questo processo, qualora la legislatura dovesse continuare, porterà alla nascita di un “governo ombra” della coalizione. Deve essere chiaro che il mantenimento della “vocazione maggioritaria” passa attraverso una riaggregazione dei mondi liberal democratici, social democratici e popolari. Per essere credibile questo percorso deve prevedere da subito primarie di coalizione per la scelta del candidato premier.

4. Per governare le posizioni politiche in modo da non aprire ogni giorno un fronte interno, regolarmente ripreso dai giornali, occorre dotarsi di un luogo di coordinamento politico, anche informale, di cui facciano parte le personalità più rilevanti del PD. In particolare è importante che siano inclusi, oltre al Presidente, al segretario e ai capigruppo, almeno i candidati alla segreteria alle ultime primarie e i tre segretari precedenti. L’organo di coordinamento politico non avrà funzioni deliberative ma di confronto, condivisione della linea politica del Partito e definizione della strategia comunicativa. È indispensabile far sparire subito il quotidiano “Il PD si spacca su” dai media italiani.”

Carlo Calenda

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