Ritrovata durate gli scavi a Vulci una statuetta raffigurante un leone alato. Un ritrovamento eccezionale che ha riportato alla luce dopo migliaia di anni un pezzo pregiatissimo e di altissima fattura. La splendida scultura etrusca è scolpita sapientemente nel nenfro, la grigia pietra vulcanica locale, ed è stata rinvenuta nella necropoli dell’Osteria, una vasta area cimiteriale a Nord-Ovest del pianoro urbano, nota per aver restituito numerose ed importanti testimonianze funerarie come la Tomba della Sfinge e quella delle Mani d’argento.
“Il leone alato è una raffinata testimonianza – spiega il direttore scientifico del Parco di Vulci, l’archeologo Carlo Casi – di quella che fu una tradizione propria della produzione artistica vulcente del VI secolo a.C. In questo periodo botteghe vulcenti scolpirono sfingi, leoni, pantere, arieti, centauri e mostri marini, vigili guardiani della quiete eterna dei morti. Ma già intorno al 520 a.C. la produzione di queste statue venne a cessare, forse nel tentativo di porre un limite alle ostentazioni di lusso ormai ritenute inopportune”.