Il prefetto durante la riunione dedicata ai fitofarmaci, oltre che agli esperti del settore e ai sindaci, ha concesso la parola anche ai rappresentanti della associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente. Al tavolo erano presenti l’Accademia Kronos e l’Associazione lago di Bolsena. Secondo Ottavio Maria Capparella dell’Accademia Kronos “in questi mesi è stato scoperchiato il vaso di Pandora, che ha messo in discussione l’impostazione convenzionale della politica agricola. Lo scontro sociale è dovuto al sostegno all’agricoltura inquinante dato da alcune amministrazioni e associazioni di categoria, ma il primo bene da tutelare è la salute dei cittadini”.
Per l’Associazione lago di Bolsena è intervenuto invece Georg Wallner: “E’ importante una risposta condivisa sull’uso dei fitofarmaci. Però, affinché si possa raggiungere ciò, è necessario che tutti gli attori del territorio possano partecipare per trovarla, mentre al tavolo dei relatori erano presenti soltanto i rappresentanti delle associazioni di categoria. Mancavano esperti dell’ambiente, delle acque, della salute, di diritto europeo e nazionale, dell’agricoltura biologica, rappresentanti dei tecnici e, in generale, una rappresentanza del territorio. Non è concepibile che una risposta, elaborata da un così ristretta e particolare cerchia, possa essere adeguata e valida per tutto il territorio. La provincia di Viterbo non è uniforme, né per vocazione, né per il fatto che esistono sul territorio molte zone tutelate. Sono aree protette che richiedono regole specifiche, una protezione particolare che è definita dalla normativa europea recepita dalla normativa nazionale. Questa normativa, esige ad esempio per il lago di Bolsena una protezione delle acque dall’inquinamento da nutrienti e fitofarmaci, una tutela anche nel senso quantitativo e una tutela globale dell’ecosistema e dei suoi habitat, il che esclude la creazione di vaste zone con monocolture”.
Wallner, ha ricordato in conclusione, “che le ordinanze che i Comuni del lago di Bolsena stanno adottando corrispondono alle suddette esigenze: la limitazione dell’uso di fitofarmaci e la tutela della preziosa risorsa che l’ecosistema del lago rappresenta”. Ha sottolineato come “in alcuni interventi sia stato espresso un certo scetticismo rispetto all’agricoltura biologica”. Infatti, “manca la strumentazione idonea per poter contare sul biologico come modalità di produzione agricola redditizia, ma questa esiste in Italia e all’estero. Ciò che sicuramente manca è la giusta incentivazione per l’agricoltore che facendo il biologico s’impegna a tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente”.