Nel giro di tre anni due frane hanno colpito la strada provinciale Valle di Vico all’altezza del bivio per la circumlacuale. La prima volta nel settembre del 2016 e l’ultima pochi giorni fa, il 10 luglio. In molti hanno denunciato questo pericolo, ma per ora le risposte della politica sembrano farsi attendere. Molti gli utenti della strada che hanno scritto su Facebook che “è impossibile fare quel tratto, con due gocce d’acqua la strada si ricopre di detriti, se piove di più: frana”. Il rischio per gli automobilisti è evidente, ormai parlano i fatti. A ritornare sul punto è anche Accademia Kronos. Infatti, per loro, tutto dipenderebbe dal disboscamento (900 gli alberi tagliati) autorizzato soprattutto dal Comune di Caprarola sei anni fa.
“Nel 2012 qualche persona “illuminata” – scrive l’associazione ambientalista – lanciò un grido d’allarme nel Viterbese circa il pericolo che qualche albero potesse rovinare sulle macchine in transito lungo le strade del lago di Vico. Tale ‘grido d’allarme’ fu recepito soprattutto dal Comune di Caprarola. Il pericolo, secondo gli amministratori comunali di allora, comprendeva gran parte della strada provinciale Valle di Vico nel tratto: Centro Chimico – bivio per la frazione di San Martino al Cimino. Il sospetto che ebbero subito gli ambientalisti fu che la questione pericolo alberi fosse in realtà un pretesto perché, forse, il vero interesse era riposto in un potenziale guadagno nella vendita di legname pregiato. Tuttavia davanti al pericolo sull’incolumità degli automobilisti, i Comuni di Caprarola e di Ronciglione si attivarono subito nel tentativo di fronteggiare il problema. Il Comune di Ronciglione, tuttavia, si limitò a tagliare qualche pianta sospetta lungo la strada provinciale di sua competenza. Non fu così, invece, per il Comune di Caprarola. Per gli esperti dell’Ispra, gli alberi sospetti erano, su tutto il tratto stradale della provinciale Valle di Vico, solo 48. Quindi da potare o al massimo tagliare. Ma per l’amministrazione di Caprarola invece erano da tagliare in numero maggiore: circa 900 di alto fusto (cerri e faggi). Lo stesso ministero dell’ambiente – conclude Accademia Kronos – intervenne per chiedere spiegazioni sullo scempio forestale compiuto. Il paradosso è che nel 2013 furono tagliate circa 900 piante per ‘salvare le persone’, mentre oggi per quella scelta scellerata si è invece messa realmente a rischio l’incolumità degli automobilisti”.