Nella nostra provincia c’è meno speranza di sopravvivere al cancro che nel resto del Lazio. A spiegarlo, durante il Consiglio straordinario sugli agenti inquinanti, è stata Angelita Burstolin, responsabile del Registro tumori. Il punto è che i dati in possesso della Asl mostrano che, nonostante nella Tuscia ci sia una tasso di incidenza di tumori inferiore rispetto al resto della regione, le mortalità seguono un trend lievemente in rialzo.
Gli studi della Asl hanno sancito che ci sono duemila nuovi casi all’anno di tumore; i più colpiti sono gli uomini con 1104 casi rispetto alle donne che ne registrano 915. I tumori più frequenti negli uomini sono alla prostata (17%), al polmone (15%), al colon (14%) e alla vescica (11%). Le donne sono invece maggiormente colpite da tumori alla mammella (28%), al colon (15%), al polmone (7%) e all’utero (6%).
La rappresentante della Asl ha anche stilato una lista delle malattie che maggiormente affliggono la popolazione della Tuscia: ipertensione arteriosa con circa 64.690 casi, diabete (21.290 casi), ipotiroidismo (16.900 casi), malattie dell’apparato respiratorio (13.930 casi), Alzheimer e altre malattie neuro-degenerative (circa 1.820 casi) e sclerosi multipla (480 casi).
Circa il legame preciso che unisce queste patologie ai fattori inquinanti sia la Brustolin che il professor Umberto Moscato, e buona parte di tutti gli studiosi presenti, hanno detto che c’è necessità di studi ancora più approfondito, posto che vanno anche considerate le abitudini scorrette, la sedentarietà, la poca attenzione all’alimentazione, il fumo, i fattori ambientali del nostro territorio (arsenico e radon) e i fattori inquinanti prodotti dall’uomo come gas di scarico, sostanze chimiche e pesticidi.
A conclusione dell’incontro tutti gli esperti hanno concordato nel dire che si deve intervenire perché la situazione non è drammatica, ma bisogna prima che peggiori. Il primo passo per la tutela della salute resta la prevenzione, e nella Tuscia c’è ampio spazio di manovra.