Il Comune di Ronciglione dovrà risarcire i cittadini per la presenza di arsenico nell’acqua erogata in paese. Lo ha deciso il giudice ordinario con una sentenza destinata a far parlare non solo in provincia di Viterbo e soprattutto apripista per tutti coloro, al di là di Ronciglione, che volessero intraprendere azioni legali contro il proprio Comune o contro Talete. Di fatto il magistrato, nella fattispecie Federico Bonato, ha confermato una sentenza emessa precedentemente dal giudice di pace su istanza di tre cittadini, stabilendo che il Comune è colpevole in quanto “ha fornito acqua non potabile contrariamente a quanto contrattualmente stabilito”. Da considerare che si era rivolto al giudice ordinario, che in questo caso ha svolto le funzione di organo di appello (come stabilito da una recente disposizione della Corte di cassazione), lo stesso Comune di Ronciglione, credendo di poter far ribaltare il verdetto del giudice di pace. E invece no. Tutto confermato e addirittura, per l’amministrazione cimina, anche un ulteriore rimborso spese per la “temerarietà” dell’azione intrapresa.
Si tratta, come detto, di una sentenza che farà da precedente, perché a questo punto l’organo giurisdizionale concede a tantissimi utenti, a cui è erogata o è stata erogata acqua non potabile, la possibilità di chiedere il risarcimento dei canoni versati. Per la società di via Diaz (Talete) la decisione del giudice è un vero e proprio meteorite che potrebbe provocare una pioggia di ricorsi (al momento ce ne sarebbero già 300). Ricorsi che di certo non miglioreranno la situazione economica e finanziaria della società, che ha un buco che supera i 20 milioni. Insomma, Bossola, che dato il via alla stagione della “caccia” ai morosi, ora si ritrova ed essere lui stesso la “preda” dei clienti.