L’emergenza rifiuti sta coinvolgendo la politica viterbese e laziale a tutte le latitudini. Diverse le posizioni in campo, come diverse le posizioni espresse dai vari esponenti politici. La Raggi sta facendo emergere tutti i limiti dell’attuale giunta capitolina nell’amministrare la città, l’immondizia è solo la goccia che fa traboccare il vaso, i cittadini sono esasperati. In molti nel movimento chiedono la sua testa, forse siamo ad passo dal tramonto. Il Pd laziale, saldamente nelle mani del nuovo segretario, Zingaretti, esita nel gestire effettivamente le criticità della regione. Il pugno duro del presidente laziale, che impone alla Raggi di ripulire la città e inviare rifiuti agli impianti fuori Roma, si è dissolto dietro il paradosso dell’azione. Infatti, molti gestori, come quelli di Casale Bussi, hanno dichiarato l’impossibilità a gestire ulteriori arrivi di camion visti i limiti imposti proprio dai parametri della Regione. L’uomo di riferimento di Zingaretti nel Viterbese, Enrico Panunzi, ha dato il suo appoggio alla decisione esprimendo solidarietà a Roma pur sollecitando la Raggi a risolvere una volta per tutto il problema. Ma le colpe dei rifiuti non possono ricadere solo sulla giunta Raggi: infatti, per anni la Regione Lazio ha tentennato nel concedere le autorizzazioni per la costruzione di impianti nel territorio romano e non ha mai predisposto un piano rifiuti in grado di soddisfare le necessità di Roma.
Le opposizioni nel frattempo alzano barricate per stoppare i versamenti romani nelle province, sopratutto nel Viterbese. In prima linea esponenti di FdI e Lega, che hanno fatto solo annunci dai toni vibranti senza indicare soluzioni serie. La Lega, forza attuale di governo, ha giocato con l’argomento facendo cassa, ma l’immobilismo del governo nel trattare la questione parla da sé.
Insomma, si è sentito di tutto, molti si sono dati la zappa sui piedi e nessuno si è preso una responsabilità seria per risolvere una situazione che va avanti da anni. In effetti tolto il problema “monnezza” di che dovrebbe parlare l’attuale classe dirigente, di una gestione seria della cosa comune, ovvero di politica? No, meglio tenersi la “monnezza”: politicamente frutta di più per tutti gli schieramenti.