Al secondo scrutinio ce l’ha fatta, trovando il quorum necessario con 345 voti. David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento europeo ieri, durante la seduta plenaria a Strasburgo. Grazie al candidato del Pd sostenuto dal suo gruppo, i Socialisti e democratici, e anche dal Ppe (il partito dell’uscente Tajani), l’Italia è riuscita a mantenere la presidenza dell’Europarlamento. La sua elezione è stata annunciata a Montecitorio da Emanuele Fiano ed è stata accolta con un lungo applauso dell’aula. Una manna dal cielo per la politica italiana: infatti, dopo le nomine della Commissione europea, che vede la presenza di personalità che sulla carta poco o nulla concederanno all’Italia, la presidenza Sassoli sarà un’importante asso da giocare in momenti di crisi.
Sassoli non ha perso tempo e subito nel discorso di insediamento ha sottolineato la necessità di rivedere gli accordi di Dublino sui flussi migratori: “Signori del Consiglio europeo, questo Parlamento crede che sia arrivato il momento di discutere la riforma del regolamento di Dublino che quest’aula, a stragrande maggioranza, ha proposto nella scorsa legislatura”. Una necessità quella di gestire i flussi migratori che va di pari passo con quella di ribadire l’importanza dell’Unione europea. Infatti, “l’Unione europea non è un incidente della storia, siamo i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia”. “Il nazionalismo ideologico – ha concluso – produce virus”