Dopo il pessimo risultato ottenuto alle elezioni europee e alle amministrative, Forza Italia si trova ad un punto di rottura e la sua implosione diventa sempre più probabile. C’è anche la data, il 6 luglio a Roma in un’assemblea al Brancaccio. L’idea di un’assise nacque un mese fa e l’intenzione era quella di formare un’assemblea costituente per ridare slancio al partito, ma di quel progetto adesso rimangono solo le ceneri.
Quello che oggi sta affrontando FI è il più grave dei ciclici momenti di crisi e scontro che si verificano tra i suoi dirigenti; dopo il voto, ha cominciato a perdere pezzi, come dimostrato dai tanti amministratori saltati sui carri di Lega e Fratelli di Italia. Per fermare questo esodo serve svecchiare il partito e formare un’assemblea costituente che dia un nuovo slancio. In attesa di capire se davvero Silvio Berlusconi vuole una stagione nuova, con le primarie e tutto il resto, ci sono da capire i posizionamenti. A mordere i freni sono sopratutto i più giovani guidati da chi vuole una scissione; ad aprire le fila ponendosi a capo degli scissionisti sono il governatore della Liguria, Giovanni Toti, e il vicepresidente della Camera, Mara Carfagna. Un gruppo, politicamente molto dissimile, ma unito da un’unità di intenti: far fuori il cavaliere, che, data l’età e la volontà di restringere sempre più ad un numero limitato di savi, sta limitando il partito. Lo ha fatto capire lo stesso Toti che commentando l’addio a Forza Italia dell’ex sindaco di Ascoli, Guido Castelli, ha affermato: “Non possiamo consentire che l’entropia, o peggio, l’egoismo di qualcuno, distruggano tutto. Bisogna muoversi in fretta, azzerare tutto e ripartire con coloro che saranno scelti dal popolo di centrodestra di ogni luogo” .
Se da un lato ci si comincia a preparare per la guerra, dall’altro i più vicini scendono in campo per difendere il partito. Su tutti Antonio Tajani che da più di un quarto di secolo è il fedelissimo di Silvio Berlusconi. Lui in Forza Italia ci resterà comunque e con un ruolo riconoscibile. Alla fine, per gli addetti ai lavori, è conosciuto come “l’eterno secondo” anche se in politica vige la regola del parricidio.
Una situazione, quella nazionale, che rispecchia fedelmente quella dei forzisti viterbesi. Infatti, molti già sono con la valigia in mano, pronti a buttarsi prima che la barca affondi; si pensi ai rumors circolati a Palazzo dei Priori circa un imminente abbandono dell’assessore Sberna e del consigliere Achilli. Mentre gli altri, la fazione dei fedelissimi, serrano le fila protetti sotto le ali del senatore Francesco Battistoni da sempre uomo ombra di Tajani.
Bisognerà attendere il 6 luglio per capire cosa succederà. Nella locandina-invito c’è la scritta “L’Italia in crescita!” in primo piano. Lo sfondo è azzurro e spicca una freccia tricolore che va verso l’alto, chissà se sarà la direzione che prenderà il partito. Intanto, il motto “L’Italia in crescita” è stato depositato l’11 giugno scorso all’Ufficio italiano brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo economico dal deputato Stefano Benigni, uomo di fiducia di Toti. Insomma, qualcuno sta affilando la ghigliottina, staremo a vedere chi ne farà le spese.