La raccolta fondi a sostegno del capitano di Sea Watch promossa dal Pd Lazio ha scatenato un polverone mediatico. Una polemica inutile. Da bar dello sport, ma d’altra parte di “intellettualoni” ormai sono pieni i social.
Tutte le idiozie dette al riguardo ruotano attorno alla solita frase fatta “allora gli italiani?”. Ora, che c’entrano i poveri italiani tirati sempre in ballo nessuno lo sa. Quello della Sea Watch è un atto di coraggio. Salvare vite, qualsiasi esse siano, è un’azione di misericordia. Un’azione biblicamente riassunta nel dettato che vuole che “io mi salvo solo se attraverso me si salvano gli altri”. Per l’evangelista Matteo non esistono “razze”, culture, provenienze, credi religiosi o colori della pelle. Per noi invece sì, esistono eccome queste differenze, ma a ben guardare sono solo frutto di ignoranza. La Sea Watch ha dimostrato grande coraggio a salvare vite umane, coraggio non dimostrato dall’adoratore mascherato di crocifissi, visto che su 22 riunioni per ridiscutere i trattati di Dublino il vate di Pontida, Matteo Salvini, non si è presentato a nessuna. Il bello è che il trattato di Dublino è l’insieme di quelle norme che determinano le questioni legate all’immigrazione. Dunque, è meglio trattare comodamente seduti sul divano di Barbara D’Urso che in Europa. Salvini ha ragione: a Bruxelles il contenuto politico è troppo elevato. Insomma, a Lampedusa leoni a Bruxelles cogl**ni.