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Home » Italia » L’opposizione al trumpismo gialloverde esige la formazione di un nuovo soggetto politico

L’opposizione al trumpismo gialloverde esige la formazione di un nuovo soggetto politico

20 Giugno 2019

Altro che “satellite moderato”: l’alternativa può decollare solo se i popolari (nella loro accezione cristiana e laica, non ideologica) torneranno a dare il loro contributo visibile per una “rivoluzione” di segno opposto a quella trumpiana

Dal domaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo

di Lorenzo Dellai

Il pellegrinaggio di Matteo Salvini a Washington conferma ciò che era già evidente: l’Italia si prepara a diventare il principale “cavallo di Troia” di quanti, nel mondo, non vogliono una Europa unita e forte.
Era evidente (e preoccupante), appunto. Ma non per la larga maggioranza dei cittadini italiani che hanno oggi un’altra priorità: sperano che la svolta rappresentata dalla destra e dai populisti interrompa il processo di impoverimento e di precarietà materiale e psicologica che la globalizzazione non governata degli ultimi vent’anni ha comportato per la vita loro e delle loro famiglie. Una speranza destinata a trasformarsi in incubo, come sappiamo, ma loro ancora non ne sono affatto persuasi.
L’alternativa alla destra a trazione leghista, anziché avvicinarsi, si allontana.

È passato più di un anno dal disastro marzo 2018 e non pare francamente che ci sia una chiara idea del che fare.
Le ragioni strutturali che hanno portato a questa situazione non sono state indagate a sufficienza e men che meno è stata elaborata l’unica risposta adeguata: un nuovo “compromesso” tra democrazia e capitalismo. Perché è di questo che si tratta.
Il campo di gioco è quasi unicamente presidiato dalla Lega e dal suo debole alleato di Governo. L’agenda politica è definita da loro e scandita sulle note del loro costante conflitto (non si sa quanto autentico e quanto costruito). E – tuttalpiù – dalla Magistratura, dalla Commissione Europea o da mobilitazioni spontanee e auto promosse di significative minoranze civili e sociali: nobili e preziose, ma sempre più in distonia con la parte prevalente del popolo.

Quanto alla Politica, le cose non vanno certo per il verso giusto.
Nascono iniziative tutte autoreferenziali e tese, per lo più, a spartirsi il bottino dei consensi già orientati verso il campo alternativo alla destra leghista. Con un gioco, dunque, a somma zero. Ci sono importanti fermenti positivi nel campo “popolare” di ispirazione cristiana. Ma sono ancora dispersi, pieni di reciproche gelosie e poco propensi, fino ad ora, a mettere generosamente a fattor comune i propri singoli percorsi. Ognuno vorrebbe “federare” gli altri, ma non condividere una nuova forte esperienza comune (della quale invece ci sarebbe estremo bisogno).

E il PD – dopo aver rilanciato negli ultimi tempi l’idea di una coalizione plurale e ampia contro la destra – ritrova la propria apparente unità in Direzione Nazionale riproponendo invece la sua “vocazione maggioritaria”. Ma come può convivere la vocazione maggioritaria di un partito con l’opzione di una coalizione plurale e ampia? In in solo, inutile, modo: con la costruzione “in vitro” di semplici “satelliti”, alla maniera tolemaica.

Così, l’opposizione è sempre più isolata e la Lega deborda.
Di fronte alla “rivoluzione trumpiana” in salsa nostrana che Salvini rappresenta, è illusorio e miope contrapporre una tattica passatista e un po’ nostalgica. Nulla tornerà semplicemente come era. Prima di congetturare coalizioni elettorali, serve dunque mettere in campo significative novità sul piano dei “soggetti politici” che si propongano di interpretare i mutamenti sociali e di corrispondervi con progetti dotati di radicalitá programmatica, chiarezza di visione, leadership all’altezza e linguaggi aggiornati.

E questo vale in modo particolare per chi ha la giusta (ma temeraria) ambizione di definirsi “popolare”.
Altro che “satellite moderato”: l’alternativa può decollare solo se i popolari (nella loro accezione cristiana e laica, non ideologica) torneranno a dare il loro contributo visibile per una “rivoluzione” di segno opposto a quella trumpiana, ma non meno incisiva e radicale: rafforzare il “polo” della Comunità accanto a quelli dello Stato e del Mercato e ricostruire una idea “sociale e comunitaria” delle Istituzioni. Di fronte alla crisi delle forme rappresentative ed alla perdita di “carisma” della democrazia, non può esserci in campo solo l’alternativa del modello populista e tendenzialmente autoritario che oggi sta prevalendo.

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