Martina Minchella ha lasciato il Partito democratico. Lo ha fatto ieri con una nota a mezzo stampa. In un sol colpo si è dimessa sia da consigliera del gruppo Pd al Comune di Viterbo che da segretario dell’Unione comunale. Eletta a San Martino, ha dichiarato di non ritrovarsi più nella casa dei dem, ma sopratutto di non condividere più le logiche “diessecentriche” della federazione viterbese.
Quanto accaduto ha subito scatenato una ridda di voci, creando il panico in quel piccolo mondo antico che per molti versi è Viterbo. Per tutta la giornata si sono inseguite le voci più disparate, condite da illazioni e strumentalizzazioni. Al di là di tutto, resta però una sola verità di fondo: il disagio di una parte consistente del Pd viterbese nel continuare un percorso a ostacoli, laddove per volontà di alcuni (il partito della Regione Lazio) negli ultimi due anni l’ala moderata dem è stata sempre più marginalizzata. La politica come gestione del potere ha finito col creare lo snaturamento del partito. E questi sono i risultati.
“Credo che si possa dare il massimo soltanto se si crede in un progetto fino in fondo – ha affermato la Minchella – e purtroppo a Viterbo ormai il partito è ridotto alla piccola piazzetta di un Pds, come è stato già fatto notare, che non soltanto perde voti, ma vanifica l’immensa fatica di tanti militanti che ogni giorno si sono spesi e si spendono in prima linea”.
Comprensibili quindi le motivazioni che l’ hanno spinta a questa scelta. La gestione del Pd viterbese, arroccata su scelte del tutto personalistiche, che ruotano sempre e solo intorno alla logica del potere, stanno lentamente esasperando militanti, attivisti e tutti coloro che con quel modo di agire e di pensare non hanno nulla a che fare. Questo episodio, al di là della persona, è significativo: molti moderati e riformisti non sentono più il Pd come casa propria. Non può esistere un partito dove i dissidenti vengono messi alla finestra.