A Vignanello una giovane vita spezzata. E’ quella di Innocenzo Ceccarelli, 26 anni, morto lungo la strada che lo avrebbe dovuto riportare a casa. In località Sudano, appena fuori il paese, ha perso il controllo del trattore e a nulla è valso l’intervento tempestivo dei sanitari. Ieri pomeriggio a tributargli l’ultimo saluto, nella chiesa collegiata del paese, due comunità straziate dal dolore: quella di Vignanello, di cui è originaria la famiglia del ragazzo, e quella di Vallerano, dove abitano.
Innocenzo è morto. Ora rimane solo la rabbia per una vita spezzata così giovane. Ci chiediamo come sia possibile morire così giovani. Come è possibile che i nostri notiziari siano pieni di tante morti sul lavoro. E perché le nostre testate locali aprano spesso con titoli del tipo “Morto sul lavoro”, “Schiacciato da”, “Morto per”. E’ ora di dire basta. Il luogo di lavoro deve essere un porto sicuro. Gridiamo basta morti e basta feriti. In agricoltura il problema della sicurezza è d’attualità oggi come ieri. Ci affidiamo alle parole di un sindacato per esprimere il nostro cordoglio e la nostra rabbia, per dire basta: “Non si può ancora morire a 26 anni schiacciato dal trattore” (Usb). Nella Tuscia si registra uno dei peggiori dati nazionali per morti legate all’agricoltura. Una circostanza su cui non si può non riflettere.




